Se per oltre 70 anni insegui un obiettivo e non riesci a raggiungerlo arrivi a un punto in cui ti devi chiedere per forza dove sia lo sbaglio e perché quell’obiettivo non è stato raggiunto. E’ questo sostanzialmente il ragionamento fatto ieri da Benjamin Netanyahu a Davos, in Svizzera, durante i colloqui con i giornalisti seguiti all’incontro tra lo stesso Netanyahu e il Presidente americano Donald Trump.

«In questi 70 anni la comunità internazionale a viziato i palestinesi» ha detto Netanyahu ricordando come a seguito di un inarrestabile flusso di denaro versato nelle casse palestinesi non sia mai stato chiesto niente in cambio, non sia mai stato posta loro alcuna condizione, non sia mai stato fatto alcun controllo su tutto quel mare di denaro spesso sparito nel nulla.

Già nel 2013 era emerso che miliardi di dollari destinati agli aiuti ai palestinesi erano spariti nel nulla, ma la comunità internazionale ha continuato imperterrita a inviare denaro come se niente fosse aspettando e sperando che i palestinesi si ravvedessero e cominciassero seriamente a parlare di pace e di costituire un proprio Stato nell’ottica del pensiero “due Stati per due popoli”. Invece no, anzi, proprio ieri è emerso che mentre Abu Mazen faceva i giro delle parrocchie per chiedere soldi dopo che Trump ha ribadito che non verserà più denaro nella casse palestinesi, il Presidente della ANP si è comprato un jet privato del valore di 50 milioni di dollari, un fatto che se confermato sarebbe l’ennesimo paradosso di una situazione diventata ormai insostenibile.

Insomma, dopo 70 anni è ora di cambiare una formula che non ha più ragione di esistere, quella dei due Stati.

La proposta di Netanyahu è semplice e si rifà un po a quella trapelata qualche giorno fa sul piano di pace americano messo a punto da Trump. Non più uno Stato palestinese indipendente ma una “entità palestinese autonoma” su una parte della Giudea e Samaria, con Israele che mantiene il controllo della sicurezza ma con una ampia autonomia amministrativa da parte palestinese. Gerusalemme fuori da qualsiasi trattativa, come ha ribadito anche Trump proprio ieri.

In sostanza il modello proposto da Netanyahu (e da Trump) prevede che i palestinesi si governino da soli, che la sicurezza sia affidata però a Israele e che con il tempo, quando la situazione sarà molto più chiara, si pensi a come trasformare questa “autonomia” in qualcosa di più concreto. Gerusalemme capitale indivisa di Israele come punto fermo.

La proposta di Netanyahu non piacerà ad un’Europa ormai anchilosata su posizioni incomprensibili e vetuste, posizioni che in 70 anni non hanno prodotto nulla di buono e che come unico risultato hanno ottenuto quello di arricchire i boss mafiosi palestinesi. Ma per come si sono messe le cose dopo la decisione di Trump di trasferire l’ambasciata americana a Gerusalemme, crediamo che sia l’unica vera alternativa a disposizione dei palestinesi e dei loro amici europei.