Intelligence occidentali in forte allarme per la più che prevista espansione di ISIS in Africa. Negli ultimi giorni i gruppi legato allo Stato Islamico hanno condotto diverse azioni sia in Paesi notoriamente nell’orbita di ISIS, come la Nigeria, che in Paesi rimasti fino ad oggi ai margini dell’interesse jihadista, come la Repubblica Centrafricana.
In Nigeria la situazione è drammatica. Dieci giorni fa l’appello dell’UNICEF in merito al rischio di morte per fame che corrono circa 50.000 bambini nel nord della Nigeria, giovedì un attacco dei terroristi di Boko Haran a un convoglio di aiuti umanitari ha costretto l’ONU a interrompere per l’ennesima volta le azioni umanitarie nel nord della Nigeria. Attacchi continui si ripetono in tutto lo Stato di Borno e negli Stati a nord. Situazione drammatica anche nella Repubblica Centrafricana dove dal 2013 le milizie islamiche Seleka combattono contro i cristiani del gruppo Anti-Balaka e nonostante diversi cessate il fuoco e tentativi da parte delle comunità internazionale di pacificare l’area, negli ultimi giorni la situazione sembra precipitare di nuovo con i Seleka che hanno ottenuto ingenti aiuti dai paesi arabi del Golfo anche se mascherati da aiuto umanitario.
La rotta degli aiuti umanitari
A preoccupare le intelligence occidentali sono proprio gli aiuti umanitari provenienti dal Golfo e affidati a organizzazioni caritatevoli islamiche che spesso in realtà nascondono altri scopi e altri obiettivi. In particolare le parabole dei servizi occidentali sono puntate oltre che sulla Repubblica Centrafricana, uno dei Paesi più a rischio vista proprio la dilagante povertà che rende “facilmente abbordabili” i giovani musulmani, anche sull’Africa occidentale e in particolare su Senegal, Guinea, Niger e Camerun che negli ultimi mesi hanno visto una vera e propria invasione di “enti caritatevoli” musulmani che con i fondi dei Paesi del Golfo stanno costruendo decine di madrase wahabite, le scuole islamiche che formano i giovani africani alla dottrina più estremista dell’Islam. I servizi occidentali temono che questi “aiuti umanitari” nascondano in realtà una massiccia operazione di proselitismo a favore wahabismo e che ISIS ne ne sia il beneficiario finale. La situazione va avanti da diverso tempo ma negli ultimi mesi si è assistito a una vera esplosione di organizzazioni caritatevoli islamiche e, guarda caso, a una contemporanea esplosione di sigle di gruppi musulmani che si affiliano all’ISIS. Sembra quasi di assistere a qualcosa di congegnato, di studiato a tavolino. La rotta degli aiuti umanitari islamici si sta spostando massicciamente dall’Africa orientale a quella occidentale e non sembra un fatto casuale. Nemmeno il nord Africa è esente da questo “spostamento”, ma contrariamente a quello che avviene in Africa occidentale i Governi di Marocco, Tunisia e Algeria sembrano molto più attenti alle dinamiche che attraverso un finto aiuto umanitario portano milioni di dollari nelle tasche dei gruppi terroristi.
La povertà come mezzo di proselitismo
Se c’è una zona dove ci sono le condizioni ottimali per l’espansione di ISIS in Africa questa è senza dubbio l’Africa sub-sahariana. Povertà, corruzione dilagante, scarsa scolarizzazione, disoccupazione endemica e conseguente bassa aspettativa di una vita dignitosa sono il concime per la diffusione del wahabismo e quindi dell’estremismo islamico. In questo contesto ISIS ha gioco facile a insinuarsi pesantemente nelle società africane, ben supportato proprio da quelle organizzazioni caritatevoli islamiche che si propongono come unica risposta alla povertà. E la massiccia infusione di dollari che sta arrivando dai Paesi del Golfo è il mezzo per ottenere velocemente un enorme esercito di shaid disposti a immolarsi per la causa wahabita. Ma sebbene tutto questo sia sotto gli occhi di tutti e nonostante i ripetuti allarmi lanciati dalle intelligence occidentali, in Europa e negli Stati Uniti nessuno sembra prendere sul serio la minaccia. Eppure la situazione sta degenerando a vista d’occhio.
Ormai da diversi mesi Rights Reporter e altre organizzazioni lanciano l’allarme per la situazione in Africa occidentale, ma tutto il mondo sembra essere concentrato solo sul Medio Oriente. Ma il vero pericolo per l’Europa arriva dall’Africa e non dal Medio Oriente, è in Africa che ISIS sta costruendo il proprio futuro con l’aiuto dei milioni di dollari provenienti dagli Stati del Golfo, è dall’Africa che ogni giorno arrivano in Europa migliaia di individui provenienti proprio da quelle zone che sono diventate il nuovo fronte di conquista di ISIS. Quando in occidente si decideranno a fare una azione di contrasto seria potrebbe essere troppo tardi.
Scritto da Claudia Colombo