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Una interessante analisi a firma Elior Levy pubblicata questa mattina su Yedioth Ahronoth ci ricorda le difficoltà che sta attraversando Abu Mazen nel gestire i giovani palestinesi e la loro rabbia che per ora sembra indirizzata più verso Israele che verso di lui, ma che rischia di travolgere l’Autorità Nazionale Palestinese in una sorta di intifada interna alla Palestina.

Levy ci ricorda come le difficoltà economiche e la mancanza di una prospettiva futura per i giovani palestinesi alimentino l’odio anti-israeliano , un odio che fino ad oggi Abu mazen non ha ostacolato, anzi, lui stesso non ha perso occasione per alimentare. Ma, come dice quel detto, chi semina vento raccoglie tempesta e oggi la situazione sembra essere sfuggita di mano al Presidente palestinese e il rischio che questa situazione gli si rivolti contro è sempre più probabile con Hamas che cerca in tutti i modi di cavalcare il malcontento palestinese.

Ora, la domanda che si devono porre a Gerusalemme è se a Israele conviene mantenere in piedi la ANP e quindi Abu Mazen oppure lasciare che i fatti facciano il loro corso con la seria possibilità di ritrovarsi una Cisgiordania in mano ai terroristi di Hamas. Se l’esperienza di Gaza ha insegnato qualcosa è che non conviene mai consegnare territori ad Hamas e quindi la risposta più logica è che a Israele conviene aiutare Abu Mazen a mantenere il potere, magari turandosi il naso. E’ un patto con il diavolo necessario.

Sono partito da questo spunto di secondaria importanza per parlare di un altro patto col diavolo necessario ma di ben altro peso, quello con l’Arabia Saudita. Partendo dal sunto che in questo momento il pericolo maggiore per Israele è rappresentato dall’Iran e che Teheran rappresenta anche per i sauditi un pericolo mortale, non sarebbe affatto scandaloso (e non lo è) che Israele e Arabia Saudita uniscano le loro forze per combattere gli Ayatollah.

Ne parliamo da diversi mesi e oggi più che mai quel patto non più tanto segreto è diventato di stretta attualità. Anche in questo caso si tratta indubbiamente di un patto con il diavolo, di qualcosa di innaturale che farà rabbrividire molti israeliani, ma che le mutate alleanze nella regione e il cambiamento dei pesi impongono. Siamo nel regno della pura realpolitik che per altro non è neppure una novità assoluta anche se in passato Israele e Arabia Saudita si sono ben guardati di pubblicizzare le temporanee alleanze. Ma questa volta è diverso perché il pericolo esistenziale rappresentato dall’Iran si è fatto sempre più concreto e reale sia per Israele che per l’Arabia Saudita e i tempi per fare qualcosa si sono fatti veramente stretti. Grazie agli accordi sul nucleare iraniano a Teheran stanno velocemente implementando un imponente e pericolosissimo programma missilistico senza aver abbandonato l’idea di una atomica. I miliardi di dollari sbloccati da quell’accordo hanno riempito le casse degli Ayatollah che adesso possono tornare a far affluire fondi nelle tasche dei peggiori gruppi terroristici, da Hezbollah ad Hamas. L’espansionismo iraniano rivitalizzato da nuove armi e dai miliardi di dollari generosamente liberati da Obama & C. sta diventando un pericolo sempre più reale e concreto. Così si spiega l’escalation imposta dai sauditi nei rapporti con Teheran e così si spiega anche il patto tra nemici che porta a un avvicinamento di Riad alle posizioni di Gerusalemme.

Ora, so benissimo che tutto questo farà contorcere le budella di molti israeliani e filo-israeliani, so benissimo che siamo di fronte a un vero e proprio patto con il diavolo, ma se Israele vuole fermare il pericolo iraniano ha bisogno dell’Arabia Saudita non potendo contare sull’aiuto americano, così come per lo stesso motivo i sauditi hanno bisogno degli israeliani per combattere l’Iran.

E se qualcuno, specie a Washington e a Bruxelles, pensa di dormire sonni tranquilli in merito a un eventuale attacco alle centrali atomiche iraniane farebbe meglio a considerare questa nuova “strana alleanza” prima di rinunciare al Valium.

Scritto da Aaron T.