Quando si parla di guerra in Ucraina anche denominata “conflitto russo-ucraino”, si tende a schierarsi da un lato o da quell’altro della barricata ideologizzando il tutto e non di rado mettendo da parte i fatti.
E allora parliamo dei fatti. Secondo Wikipedia, sempre citata ma in questo caso poco consultata, anche se l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è iniziata nel febbraio 2022 il conflitto è iniziato de facto nel 2014 quando forze russe provocarono disordini in Crimea.
Scrive infatti Wikipedia: «In seguito all’Euromaidan, alla fuga in Russia e la successiva rimozione del presidente ucraino Viktor Janukovyč (avvenuta il 22 febbraio 2014), in Crimea iniziarono ad avere luogo alcune proteste filorusse e, al contempo, gruppi di soldati russi senza insegne (i cosiddetti omini verdi) presero il controllo delle principali infrastrutture e dei centri amministrativi della regione».
Dunque, i primi a provocare disordini in Ucraina furono i russi usando militari senza insegne (probabilmente forze speciali) per prendere il controllo delle infrastrutture in Crimea. Questa azione, giustificata con il fatto che in Crimea ci fosse una minoranza di lingua russa, ma non russofila, portò all’ingresso di forze armate russe in Crimea, il 16 maggio 2014, e quindi alla occupazione di fatto. Ne seguì un referendum farsa che portò all’annessione della Crimea da parte della Russia.
Visto che in Crimea era andato tutto bene, Vladimir Putin e le minoranze russofile del Donbass, da non confondere con russofone, pensarono di replicare lo stesso sistema in quella regione.
Così, come ricorda sempre Wikipedia «ad aprile di quello stesso anno nelle maggiori città del Donbass scoppiarono delle violente proteste filorusse che sfociarono in una guerra tra il governo ucraino e le forze secessioniste, nel frattempo costituitesi nelle repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, dichiaratesi indipendenti l’11 maggio in seguito ad referendum (farsa n.d.r.)».
L’Ucraina non stette giustamente con le mani in mano e lanciò una controffensiva che ridusse a pochissimi Km le terre controllate dai filo-russi.
Tuttavia, tra il 22 e il 25 agosto 2014, personale militare russo, artiglieria e materiale militare entrarono nei territori ucraini del Donbass. L’Ucraina e le diplomazie occidentali denunciarono gli aiuti russi alle milizie separatiste come una “invasione diretta dell’Ucraina da parte della Russia”.
Siccome i filo-Putin sostengono che in Donbass ci sarebbero stati oltre 40.000 morti civili prendiamo ora i dati sulle vittime da ambo le parti (e sottolineo da ambo le parti) diffusi dai rapporti 342121, 469734 e 511327 dell’OSCE comparati con il rapporto UAReport19th_EN redatto dal OHCHR dal quale si evidenziano queste cifre per quanto riguarda gli scontri e le vittime civili (non militari):
- 2014-2015: 6.000-8.000 incidenti e scontri (2.330 deceduti)
- 2016: 442 incidenti e scontri (88 deceduti)
- 2017: 486 incidenti e scontri (87 deceduti)
- 2018: 238 incidenti e scontri (43 deceduti)
- 2019: 148 incidenti e scontri (19 deceduti)
- 2020: 134 incidenti e scontri (12 deceduti)
- 2021: 91 incidenti e scontri (16 deceduti)
Numeri solo all’apparenza molto più grandi sono quelli diffusi dalle Nazioni Unite che però comprendono tutti, cioè i morti e i feriti sia civili che militari.
I dati ONU parlano di circa 51.000-54.000 vittime (dove per vittime si intende morti+feriti) tra il 2014 e il 2021 di cui 14.200-14.400 morti. Di questi almeno 3404 erano civili, 4400 soldati ucraini e circa 6500 appartenenti a gruppi armati. Secondo l’ONU dei 3404 morti civili, circa 3100 sono morti nei primi due anni del conflitto, 2014-2015. a questi di aggiungono i feriti che sono circa 37.000-39.000 feriti (7000–9000 civili di ambo gli schieramenti, 13.800–14.200 soldati ucraini e 15.800-16.200 membri di gruppi armati.
Quindi, in Donbass non c’è stato nessun genocidio o massacro di civili. Non che più di tremila civili uccisi siano pochi, non non sono gli oltre 40.000 che ci racconta la disinformatia russa.
Che poi tutti i rapporti ufficiali concordano con un dato, cioè quello che da quando nel 2019 in Ucraina è salito al potere Volodymyr Zelensky sia gli incidenti che le vittime in Donbass sono drasticamente calati fino ad arrivare ai 44 (tra morti e feriti) del 2021.
E potrebbe essere stato proprio questo il motivo scatenante (o uno dei motivi) dell’invasione russa dell’Ucraina. A Putin veniva meno la scusa dei cosiddetti “massacri” in Donbass (non l’aveva nemmeno prima, ma ancora la disinformazione russa funzionava bene).
Quando i filo-russi vi dicono quindi che la violenta e crudele aggressione russa all’Ucraina è giustificata ed è figlia dei massacri di civili russofili in Donbass, mostrate loro questi dati.
Che poi va sfatato anche il mito che la Russia voleva “liberare il Donbass”. I russi in Donbass sono stati accolti a cannonate non con i fiori. Ogni villaggio del Donbass liberato dagli Ucraini non solo ha festeggiato ma ha raccontato di inaudite violenze dei russi e dei russofili contro la popolazione civile che non si voleva piegare, anche contro quella russofona.
Questa è la realtà dei fatti. Già nessuna aggressione militare di uno Stato dei confronti di un altro Stato è giustificabile, ma nel caso dell’aggressione russa all’Ucraina per la quale sono state dette una infinità di balle, è ancor più deprecabile proprio perché parte da falsità e mirava dritta all’eliminazione del popolo ucraino proprio in quanto popolo (ricorda qualcosa o qualcuno?).
La fine del (falso) mito di Putin e della grande Russia
C’è un’altra verità che andrebbe detta sulla guerra in Ucraina e cioè che questo conflitto ha messo in luce quanto fosse falso il mito di Putin e della grande Russia.
Chi stava attento ai fatti già lo sapeva che quello di Putin era un colossale bluff e che la Russia non solo non era affatto un potenza militare ma che non era nemmeno un potenza economica visto che era sull’orlo del fallimento.
La guerra in Ucraina ha mostrato i limiti di una potenza appena regionale (superpotenza solo grazie al suo arsenale nucleare), limiti militari, tecnologici (costretta a rivolgersi all’Iran per avere qualcosa di appena moderno) ed economici.
E quando vi diranno (e ve lo diranno) che Putin con le sanzioni guadagna più di prima vendendo petrolio e gas a Cina e India, ricordate loro i dati veri e cioè che non solo la Russia non ha gasdotti od oleodotti che vanno verso est ma che il prodotto interno lordo russo (PIL) ha avuto un calo del 4% su base annua negli ultimi tre mesi, secondo quanto reso noto dall’agenzia di statistica Rosstat. La flessione segue quella del 4,1% già registrata nel secondo trimestre del 2022, il che vuol dire che non solo le sanzioni funzionano, ma che fanno male.
Aggiungiamoci anche che oltre mille grandi aziende occidentali hanno abbandonato il Paese lasciando centinaia di migliaia di disoccupati e il gioco è fatto.
A tutt’oggi 35 milioni di russi vivono in case senza servizi igienici interni, 47 milioni non hanno acqua calda, 29 milioni non hanno acqua corrente. Ecco la “grande Russia” di Vladimir Putin, ecco la “potenza mondiale” che i filo-putiniani sperano governi il mondo. Un paese del terzo mondo.