Un reportage sulla Russia pubblicato questa settimana dal Venerdì di Repubblica, ci ricorda come l’entità grigia del Cremlino, tale Vladislav Surkov, abbia coniato un termine per la Russia sempre più attuale anche per l’Italia: Democrazia Sovrana. Il termine si contrappone alle “democrazie guidate” occidentali ed europee. Attenzione, perché non è che Surkov con quel termine intende dire che la democrazia è sovrana ma che è, al contrario, retta e pilotata da un sovrano che in Russia si chiama Putin mentre in Italia si chiama Berlusconi.
E’ il sogno berlusconiano di piduista memoria quello di una democrazia che si pieghi al volere del sovrano, una situazione che Berlusconi ha sempre invidiato a Putin e che da sempre sta tentando in tutti i modi di introdurre in Italia, specialmente nei confronti della stampa libera e non allineata ai dettami di regime.
In questo contesto si inserisce ieri l’oscena proposta dell’On. Alessio Butti di predisporre una specie di informazioni a “targhe alterne” (ne abbiamo parlato per la prima volta qui) che prevede una sorta di alternatività dell’informazione e una mappatura (o targatura) dei conduttori divisa tra berlusconiani e anti-berlusconiani. E’ un chiaro tentativo di imporre il bavaglio a trasmissioni tipo “Anno Zero” , “Ballarò” o “Parla con me” che sono solite fare informazione non allineata alle esigenze del premier.
Se non fosse che la cosa è così seria, ci sarebbe da sbellicarsi dal ridere. Voglio vedere come faranno a “targare” i conduttori e come faranno ad alternare le trasmissioni libere da quelle di regime. Cosa useranno per sapere se un conduttore e anti-berlusconiano o filo-berlusconiano? Useranno la tortura o la macchina della verità? Stabiliranno anche quante volte si possa dire in una trasmissione il termine “bunga bunga”? Chiederanno la consulenza dell’ex KGB per interrogare i conduttori?
Intanto, giusto per non farsi mancare niente, iniziano ad arrivare gli avvertimenti pesanti ai giornalisti “non allineati” al regime. Ieri sono state consegnate quattro buste contenenti proiettili e minacce di morte ad altrettanti giornalisti “ribelli”: Michele Santoro, Marco Travaglio, Gianni Barbacetto e Peter Gomez. Il prossimo passo quale sarà? Fargli fare la stessa fine di Anna Politkovskaya in perfetto stile putiniano?
Di certo la situazione per l’informazione libera in Italia si fa sempre più difficile. Il regime (non so davvero come altro chiamarlo) vuole il controllo totale su tutta l’informazione. Al momento resiste solo quella cartacea e quella su web, ma fino a quando?
Carlotta Visentin