New York (Rights Reporter) – Eccola la nuova diplomazia in Medio Oriente, quella che non piace agli odiatori perché affronta i problemi reali e non le utopie come quelle palestinesi, quella degli incontri in pubblico come quello di ieri a New York tra il Premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi e di quelli ancora “segreti” come quello con il principe saudita Mohammed bin Salman.
Eccola la nuova diplomazia in Medio Oriente, quella che finalmente inquadra il vero nemico della pace nella regione, l’Iran, e agisce per contrastarlo senza farsi condizionare dai piagnistei palestinesi e soprattutto senza farsi prevaricare dall’odio ingiustificato verso Israele e verso gli ebrei.
Intendiamoci, non è tutto rose e fiori. I problemi ancora ci sono, specialmente perché purtroppo ancora in una parte della opinione pubblica araba la questione palestinese è sentita come una “faccenda musulmana” più che come una questione geopolitica e i leader arabi non possono non citarla anche se ne farebbero volentieri a meno. Ma al lato pratico le potenze arabe e Israele si stanno muovendo all’unisono contro la minaccia iraniana, una minaccia che non è mai stata così grande. E’ la dimostrazione lampante che Obama aveva puntato sul cavallo sbagliato e che favorire Teheran e la Fratellanza Musulmana credendo così di poter mettere pace in Medio Oriente era completamente sbagliato e che invece di risolvere i problemi della regione li ha complicati.
E’ vero, scommettere sugli arabi è rischioso, è un po’ come giocare alla roulette e puntare tutto sullo zero, ma in questo momento è la cosa più pragmatica da fare. Ecco, credo che pragmatismo sia proprio la parola più adatta per definire la nuova politica in Medio Oriente.
Oggi prende il via la settantaduesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e, come sempre, assisteremo a una serie di interventi che saranno più indirizzati ai propri popoli che ad affrontare realmente i problemi che affliggono il pianeta, spesso interventi belli e pieni di buone intenzioni ma al lato pratico privi di qualsiasi realismo. La nuova diplomazia in Medio Oriente potrebbe però cambiare le carte in tavola. Ci saranno certamente richiami alla questione palestinese da parte degli arabi (per la ragione di cui sopra), ma questa volta sono sicuro che sarà il pragmatismo a vincere, questa volta quando si parlerà di Medio Oriente il nemico non sarà più la democrazia israeliana ma la teocrazia iraniana, con tanti saluti agli odiatori di Israele.