Il Pentagono ha annunciato la decisione di acquisire il sistema di difesa israeliano Iron Dome per impiego immediato. Ne verrà equipaggiato lo US Army, senza al momento specificare quanti e in che zone del paese o in quali basi fuori area verranno dislocati.

Un bel colpo per l’industria aerospaziale israeliana, in un paese come gli Stati Uniti diffidente nell’acquistare tecnologia “not invented here”.

Il sistema missilistico Iron Dome (Cupola di Ferro), come dice il nome, non è un sistema offensivo ma difensivo, non è progettato contro le persone ma contro gli altri missili e razzi lanciati da Hezbollah a nord e Hamas/Jihad Islamica a sud. Sistema che salva vite umane nelle città e nei kibbutz nel raggio di azione dei razzi Grad e Katiusha dei terroristi islamici.

Ecco perché questi ultimi si sono inventati i palloni incendiari, che hanno causato enormi danni alle coltivazioni e alla fauna al confine con la Striscia di Gaza, in modo da diversificare gli attacchi o perché al momento non erano disponibili altri razzi.

Il sistema è costituito da lanciatori con 20 missili Tamir, prodotti dalla RAFAEL, e da un apparato radar di produzione Elta, tutto made in Israel.

Il sistema è stato oggetto di critiche in Israele per i costi operativi alti, un po’ come accade in Italia per l’acquisto degli F-35.

Un sistema militare avanzato (in gergo si dice “allo stato dell’arte”) avrà sempre costi di gestione alti, vuoi per la tecnologia applicata ma anche per il personale qualificato che la produce e ci lavora.

E mentre Israele mostra le capacità del suo sistema difensivo, l’Iran lo fa per i suoi sistemi offensivi di cui il secondo è stato svelato a pochi giorni di differenza dal primo.

Per maggiori curiosità sulla pagina social Israel Defense Forces (#IronDome) c’è il video che spiega bene l’efficacia e l’utilità del sistema.