In previsione di un intervento armato deciso dall’Onu nel nord del Mali, gli estremisti islamici che occupano ormai da mesi la città di Timbuktu, patrimonio dell’umanità, hanno deciso di demolire anche gli ultimi mausolei rimasti ancora in piedi.
«Non rimarrà in piedi nemmeno un mausoleo perché ad Allah non piacciono» ha detto ieri Abou Dardar, un leader di Ansar al-Din, uno dei gruppi islamici legati ad Al Qaeda che da mesi occupa la città applicando in maniera ferrea la Sharia.
E in attesa dell’annunciato intervento armato nel Nord del Mali, i gruppi islamici regolano i conti. Ieri a due persone sono state tagliate le mani nella città Gao, mentre a decine di persone verranno tagliate in questi giorni in altre città. Diverse condanne a morte sono previste a Timbuktu, dove sono almeno una decina le donne in attesa di essere giustiziate per aver denunciato una violenza carnale, accusa prontamente ribaltata dai giudici islamici in “atti di pornografia” di cui le donne violentate si sarebbero macchiate. Decine di stupri, anche ai danni di bambine, vengono denunciati dai pochi che riescono a fuggire da quell’inferno.
In tutto questo è incredibile come l’Onu (e l’Unione Africana) continuino a tergiversare nell’iniziare l’annunciato intervento armato che dovrebbe cacciare i gruppi islamici dal Nord del Mali. Ogni settimana che passa decine di persone muoiono o vengono violentate e mutilate. E’ arrivato il momento di fare qualcosa di concreto invece che continuare a fare inutili (quando non dannosi) annunci.
Claudia Colombo