Medio Oriente (Rights Reporter) – Il Presidente Donald Trump ha sempre definito l’accordo sul nucleare iraniano «il peggior accordo di sempre» e ha sempre detto che da quell’accordo fortemente voluto dal suo predecessore, Barack Obama, ne sarebbe uscito, dichiarazioni confermate proprio ieri alla stampa che gli chiedeva conto del fatto che gli Stati Uniti non hanno rinnovato le sanzioni all’Iran nell’ultimo giorno utile per farlo (che in effetti sarebbe oggi) accettando quindi di fatto proprio quell’accordo.

In realtà, secondo diverse fonti, il Presidente Trump avrebbe fortemente voluto non solo rinnovare le sanzioni all’Iran ma le voleva addirittura irrigidire a causa dei test missilistici condotti da Teheran che secondo Trump «violano lo spirito dell’accordo». Tuttavia rinnovare le sanzioni all’Iran avrebbe voluto dire violare e quindi uscire formalmente e unilateralmente dall’accordo sul nucleare iraniano e questo avrebbe comportato, a detta dei consiglieri del Presidente, rovinare le relazioni diplomatiche con diversi Paesi e soprattutto avrebbe spinto l’Iran a tornare velocemente al suo programma nucleare originale, ammesso che lo abbia mai interrotto visto che è difficile controllare quello che fanno gli Ayatollah.

Ma quello che credo abbia convinto il Presidente Trump a non spingere sull’acceleratore di una rottura con l’Iran è la mancanza di un piano B, cioè un piano alternativo per impedire all’Iran di diventare una seconda Corea del Nord. Uscire dall’accordo su nucleare iraniano avrebbe voluto dire dare la scusa a Teheran (e ai suoi falchi) per tornare velocemente al programma nucleare originale, un programma che a questo punto si sarebbe potuto fermare solo con una azione militare che però i generali americani non hanno mai pianificato. Insomma, in mancanza di un piano B meglio tenere la posizione per poi vedere più avanti su quali alternative puntare per fermare l’espansionismo iraniano in Medio Oriente. E infatti proprio Trump ha detto ai giornalisti che gli chiedevano conto della sua decisione che entro ottobre avrebbe fatto sapere qual’è il suo piano per fermare l’Iran. Per ora meglio lasciare tutto com’è.

Il piano B e le grandi manovre diplomatiche in Medio Oriente

Al Presidente Trump non possono essere sfuggite le grandi manovre diplomatiche attualmente in corso in Medio Oriente e in particolare il repentino avvicinamento tra Israele ed Arabia Saudita, un avvicinamento sancito dalla storica, anche se non confermata ma nemmeno smentita, visita del Principe ereditario saudita Mohammed bin Salman in Israele. E sarebbe proprio questo il piano B per fermare l’Iran e il suo violento espansionismo.

Israele e Arabia Saudita avrebbero messo a punto un piano articolato per cambiare radicalmente la diplomazia in Medio Oriente depotenziando prima di tutto la questione palestinese che attualmente è un grosso ostacolo sulla strada della lotta all’Iran per poi, una volta depotenziata la questione palestinese, concentrarsi sull’Iran con azioni congiunte (anche di tipo militare) volte a fermare sia lo sviluppo militare di Teheran che il suo espansionismo in Iraq e soprattutto in Siria.

Nelle prossime settimane potremo capire meglio i piani israelo-sauditi e come questi piani si possono conciliare con la strategia anti-iraniana promessa per ottobre dal Presidente Trump. Di certo per il momento è sembrato saggio non buttare tutto all’aria con il rinnovo delle sanzioni americane a Teheran.