Ieri sui migranti la Gran Bretagna ha fatto sentire la propria voce quando il Premier inglese, David Cameron, ha detto che l’Italia deve identificare i migranti in arrivo dall’Africa. Il ragionamento non fa una piega, non esiste che delle persone possano viaggiare per l’Europa senza essere identificate perché rifiutano di farsi censire. Per assurdo la vicenda che stiamo vedendo a Ventimiglia è una aperta violazione di qualsiasi concetto di Diritto Internazionale e non, come vorrebbero alcuni, la dimostrazione di una Europa sorda e cieca. Quei migranti non identificati non dovrebbero essere su quegli scogli ma rinchiusi da qualche parte in attesa di essere censiti. Non c’entra nulla la sordità e la cecità europea.
Ci viene detto in continuazione che noi abbiamo un obbligo morale verso queste persone. Permettetemi di dire che non è affatto vero. Noi abbiamo un obbligo morale solo verso quelle persone che fuggono da una situazione di guerra conclamata o che fuggono da persecuzioni religiose o politiche, cioè verso coloro che hanno Diritto alla protezione internazionale. Non abbiamo nessun obbligo morale verso i migranti economici, cioè verso la stragrande maggioranza di coloro che approdano in Italia. Piuttosto noi abbiamo l’obbligo morale di far rispettare le nostre leggi, i trattati europei e il Diritto Internazionale e, se permettete, non c’è scritto da nessuna parte che un migrante possa scegliere quando e se farsi identificare, dove andare e quando andarci. Non è così che funziona signori miei.
In Africa ci sono circa un miliardo di poveri, abbiamo l’obbligo morale di accoglierli tutti? E se ce lo abbiamo con gli africani, ce lo abbiamo anche con il resto del terzo mondo? Ci deve essere un limite alla migrazione oppure vogliamo trasformare il mondo in un immenso andirivieni di persone che scelgono da sole dove andare, cosa fare, se farsi identificare o meno o semplicemente di mettersi su uno scoglio a Ventimiglia per rivendicare un Diritto che non hanno arrivando addirittura a violare la legge per farlo? Ma di cosa stiamo parlando?
Abbiamo taciuto per molto tempo sulle scelte scellerate di una certa sinistra (che poi scellerate lo sono per noi, non per loro che hanno messo in piedi un business milionario sui migranti) ma arrivati a questo punto tacere non è più possibile, anche a costo di essere additati come razzisti. La misura è colma e non c’è alcun obbligo morale di accogliere i migranti. A dire il vero non c’è nemmeno l’obbligo morale di aiutarli a casa loro, ma su quello ci possiamo ragionare.
E’ arrivato il momento di ristabilire la legalità in Italia. Chi arriva sul nostro territorio deve farsi identificare con certezza, non vale cioè dire di essere siriano senza produrre alcun documento. Se non ti fai identificare vai in prigione in attesa di essere riportato nell’ultimo posto conosciuto da dove provieni. Non esiste che una persona rifiuti di farsi identificare, se lo facciamo noi italiani andiamo in prigione (art. 651 del Codice Penale), lo stesso deve essere per i migranti o per i potenziali richiedenti asilo. Quello che invece vediamo accadere in Italia è l’esatto contrario. Qui si può arrivare, rifiutare di essere identificati, decidere cosa fare senza tenere conto delle leggi italiane e persino essere ospitati in albergo. Renzi ieri ha detto che “l’Italia non è il Paese di balocchi”. E cos’è allora? Cos’è se non un Paese dei balocchi quello Stato che permette tutto questo?
Basta. Basta chiudere gli occhi di fronte a queste continue violazioni delle leggi italiane e internazionali, basta aspettare i barconi al confine delle acque libiche per poi traghettare i migranti clandestini in Italia. Ci stiamo mettendo in casa decine di migliaia di persone e non sappiamo nemmeno chi sono. Le espulsioni poi devono essere effettive, cioè le persone espulse devono essere accompagnate al loro Paese d’origine e non espulse solo sulla carta con un foglio di via e poi lasciate libere di andare dove vogliono. E non è il Paese dei balocchi questo? Ma soprattutto basta di evocare gli obblighi morali. Si può avere la facoltà morale di fare qualcosa per questi disperati, ma non di obbligo.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Carlotta Visentin
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