Stando a quanto pubblicato oggi dal New York Times, stretti collaboratori del principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, cercarono di convincere alcuni gruppi d’affari della necessità di assassinare alti funzionari iraniani.
Breve riassunto – Secondo i giornalisti Mark Mazzetti, Ronen Bergman e David D. Kirkpatrick, funzionari dell’intelligence saudita con stretti legami con il principe ereditario Mohammed bin Salman hanno discusso nel marzo 2017 con un gruppo di uomini d’affari sulla possibilità di assassinare alti funzionari del regime e dell’esercito iraniano, incluso il comandante della Forza Quds, Qasem Soleimani.
Secondo il rapporto, a organizzare gli incontri tra i funzionari sauditi e gli uomini d’affari (una specie di lobby) sarebbe stato George Nader, un oscuro uomo d’affari franco-libanese che si dice abbia stretti rapporti con diversi servizi segreti, ufficiali e non ufficiali.
Il generale Ahmed al-Assiri, vice capo della direzione generale dell’Intelligence dell’Arabia Saudita, recentemente estromesso dal suo ruolo a causa del caso di Jamal Khashoggi, avrebbe fatto invece da punto di riferimento per Mohammed bin Salman negli incontri con gli uomini d’affari.
George Nader avrebbe chiesto alla “lobby” di organizzare gli omicidi ma questi dopo una consultazione si sarebbero rifiutati. Quindi Nader propose di usare una compagnia di mercenari con sede a Londra.
Secondo il rapporto, i sauditi avrebbero chiesto anche l’approvazione dell’amministrazione Trump, dal momento che il progetto avrebbe avuto importanti ripercussioni sulla scena internazionale. Secondo quanto riferito, Nader si sarebbe incontrato diverse volte con i funzionari dell’amministrazione Trump per discutere del piano.
Questo è il breve riassunto di quanto scritto nel lunghissimo rapporto dal New York Times, un rapporto così pieno di riferimenti e di certezze da risultare assolutamente credibile. Peccato che non venga fornita una sola prova.
Che la linea editoriale del New York Times sia da tempo favorevole agli Ayatollah iraniani è una cosa ormai appurata, ma qui a mio modestissimo parere si va oltre perché si cerca di attaccare frontalmente quello che dopo Israele è il nemico più temibile per l’Iran, Mohammed bin Salman, e lo si fa in un momento in cui il Principe ereditario è sotto accusa per il caso Khashoggi e vede compromessa la sua salita al trono dell’Arabia Saudita dal rientro in patria di altri pretendenti che intendo sfruttare questo suo momento di debolezza.
I sauditi non mi sono affatto simpatici, ma il nuovo corso imposto da Mohammed bin Salman, seppur ancora in maniera minimale, lascia intravvedere importanti cambiamenti in Arabia Saudita, soprattutto nei rapporti con Israele. Vedere un grande giornale come il NYT fare politica per gli Ayatollah lascia sinceramente basiti. Naturalmente noi non siamo nessuno rispetto al NYT, nemmeno una formica sotto il piede di un elefante, figuriamoci se ci possiamo permettere di criticarli, ma questa operazione contro l’erede al trono saudita ci puzza tanto di montatura, ben fatta, ma pur sempre una montatura.