manifestazioni pro-palestinesi nei paesi arabi
Una protesta in solidarietà con il popolo palestinese a Kuwait City. La maggior parte delle monarchie del Golfo Persico sono molto meno tolleranti

In un mondo dove le manifestazioni pro-palestinesi o, più propriamente anti-israeliane, si sprecano, nei paesi arabi che dovrebbero essere quelli più interessati al destino dei loro fratelli palestinesi le manifestazioni non solo ce ne sono poche ma in alcuni paesi sono addirittura vietate.  

Centinaia di arresti in Egitto, in Giordania, in Marocco e nei Paesi del Golfo. Manifestare a favore della causa palestinese o contro Israele porta direttamente in prigione.  

Non che ci siano state così tante manifestazioni a favore dei palestinesi. Qualcosa di più in Giordania dove oltre la metà della popolazione è palestinese e la Fratellanza Musulmana è molto forte, qualcosa in Egitto dove nonostante la repressione anche qui i Fratelli Musulmani vanno forte, pochissima roba nel Golfo Persico e in Nord Africa.  

In linea di massima agli arabi importa ben poco del destino dei palestinesi, specialmente quelli che intrattengono buoni rapporti con Israele. Persino in Arabia Saudita, dove non c’è nessuna restrizione, di manifestazioni a favore dei palestinesi non se ne sono viste.  

Perché gli arabi sono poco interessati al destino dei palestinesi?  

Fino a qualche anno fa la questione palestinese era molto sentita in quasi tutti i paesi arabi. Non tanto per i palestinesi – massacrati in Siria e in Iraq e rinchiusi in grandi campi profughi in Libano nel disinteresse più totale delle masse arabe – quanto piuttosto in configurazione anti-israeliana. Ma da quando sono stati implementati gli Accordi di Abramo anche le masse arabe hanno iniziato a intravvedere la luce alla fine del tunnel oscurantista islamico e persino l’odio anti-israeliano sta scemando.  

Ora gli arabi sono combattuti. Da un lato l’annosa questione palestinese fatta di decenni di inutili finanziamenti a pioggia e di miliardi spariti che in tanti reputano comunque irrisolvibile, dall’altro gli accordi con Israele che hanno aperto il vecchio mondo islamico sunnita al nuovo mondo.  

Gli irriducibili sono legati alla Fratellanza Musulmana, madre di fatto di Hamas, e per questo non vengono sottovalutati dai regimi arabi che vogliono continuare i regolari rapporti con Israele. Viene da questo la proibizione di qualsiasi manifestazione a favore dei palestinesi e le centinaia di arresti di cui si parlava.  

Le manifestazioni nel mondo 

Non sono pochi quelli che pensano che dietro alle tantissime manifestazioni pro-palestinesi che si vedono in tutto il mondo e nelle università americane, vi sia la Fratellanza Musulamana, notoriamente abilissima nel manipolare i fatti. Molti degli arrestati nei campus non hanno nulla a che fare con le università e i Fratelli Musulmani sono organizzati a livello globale e sono fortemente infiltrati nelle comunità islamiche di tutto il mondo.  

Quando quindi si parla manifestazioni pro-palestinesi bisogna necessariamente tenere conto di questi fatti e cioè che dietro a quella massa di stupidi ci sia una regia tutt’altro che ingenua. 

Ripensare i mandanti del 7 ottobre? 

Persino i mandati del massacro del 7 ottobre dovrebbero essere ripensati. Fino ad ora in cima alla lista c’era l’Iran, ma sarebbe forse il caso di metterci la Fratellanza Musulmana che forse più ancora dell’Iran ha da rimetterci dall’instaurazione di buoni rapporti tra Israele e Paesi Arabi, in particolare con l’Arabia Saudita.   

Il Covid prima, la guerra in Ucraina poi ci hanno distratti dal “problema islamico”, tornato prepotentemente d’attualità con il pogrom del 7 ottobre. In un solo giorno quella carneficina ha bloccato anni di progressi nei rapporti tra Israele e Paesi Arabi e a giovarne maggiormente non è stato l’Iran ma la Fratellanza Musulmana.