Sin dalla elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti vado affermando che, sebbene il Presidente americano lo volesse fortemente, l’accordo sul nucleare iraniano non poteva essere riattivato.

Il problema non era chiaramente la volontà di Biden o delle altre potenze mondiali, anzi ben disposte a fare importanti concessioni a Teheran, quanto piuttosto la ferma volontà degli Ayatollah di arrivare alla bomba.

L’ex Presidente iraniano, Hassan Rouhani, avrebbe voluto concludere prima della sua uscita di scena tanto che era tutto praticamente pronto.

Ma in Iran nessuno decide niente senza l’approvazione della guida suprema, Ali Khamenei, che aveva altri progetti tanto da pianificare (e teleguidare) attentamente l’elezione di Ebrahim Raisi, il boia di Teheran, alla presidenza iraniana.

Khamenei aveva bisogno di un vero falco, qualcuno che potesse dare libero sfogo alle sue ambizioni nucleari e, soprattutto, a quelle dei Guardiani della Rivoluzione.  

Quindi il destino dei colloqui indiretti di Vienna tra gli Stati Uniti e l’Iran era già deciso da tempo. Gli Ayatollah avevano solo bisogno di tempo per portare avanti il loro piano prima che qualcuno li potesse fermare.  

E se le informazioni della intelligence israeliana sono giuste – e lo sono – l’Iran è a sole poche settimane dall’avere abbastanza materiale fissile altamente arricchito per costruire una bomba. Quindi il piano di Khamenei procede secondo i tempi che la guida suprema iraniana si era dato.

Come fermare l’Iran? Quali le conseguenze?

Appurato che i colloqui di Vienna sono serviti a Teheran per prendere tempo e che se ancora gli Ayatollah tengono quella porta aperta è solo per prendere tempo, come si ferma la corsa iraniana alla bomba?

Facendo quello che né Barack Obama, né Donald Trump hanno fatto: equipaggiare Israele di bombe anti-bunker e dei velivoli per trasportarle in modo che gli israeliani possano bombardare le centrali nucleari iraniane e i depositi di materiale fissile.

Detto chiaramente, dubito moltissimo che Joe Biden sia disposto a fare quello che i suoi due predecessori non hanno fatto, ma rimane l’unica soluzione che possa fermare l’Iran nei tempi strettissimi rimasti.

Poi bisogna anche vedere se l’attuale Primo Ministro israeliano, Naftali Bennet, voglia o possa fare quello che c’è da fare.

Attaccare l’Iran vuol dire aprire sicuramente un fronte con Hezbollah. Non proprio uno scherzo. Poi ci sono Hamas e la Jihad Islamica palestinese a Gaza che, sebbene non abbiano la potenza di fuoco di Hezbollah sono comunque una bella spina nel fianco di Israele.

E poi, ammesso che voglia, bisogna vedere se può farlo perché il suo Governo è si tiene in piedi con i voti del partito arabo Ra’am di Mansour Abbas, cioè di colui che secondo indiscrezioni molto attendibili avrebbe proibito a Bennet di impegnare in modo significativo Hamas o Hezbollah. Una cosa praticamente inevitabile in caso di attacco all’Iran.   

Quindi hanno vinto gli Ayatollah?

Sembra proprio di si. Qualsiasi cosa decidano di fare gli israeliani o gli americani, ammesso che fermino il programma nucleare iraniano (ne dubito fortemente), scatenerebbero un conflitto in Medio Oriente di proporzioni che al momento non sono immaginabili, comunque con importanti costi in termini di vite umane.

Quello che andava fatto lo si doveva fare tanto tempo fa e qui, per quanto lo stimiamo, non possiamo far finta che l’ex Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, non abbia le sue responsabilità. Quando ancora le  centrali nucleari iraniane erano vulnerabili andavano bombardate, con o senza il consenso di Obama.

Invece si sono fatti passare anni e anni senza fare quasi nulla se non qualche attacco informatico che seppure benfatto e con importanti conseguenze sul programma nucleare iraniano (penso a Stuxnet) ha solo rinviato l’inevitabile.

Spero tanto di sbagliarmi ma ormai non c’è più niente da fare, la corsa iraniana al nucleare e alla bomba non si può più fermare.

Speriamo solo che gli Ayatollah siano abbastanza intelligenti da valutare le responsabilità che comporta essere una potenza nucleare.