Avviso ai naviganti: questo è un post rigorosamente bipartisan per cui se vi doveste sentire indignati per la poca faziosità, per gli attacchi a qualche politico di vostra conoscenza o al quale siete legati da rapporti d’amore o d’affari, non continuate a leggere.

La politica italiana è afflitta da una malattia cronica difficilmente debellabile: la corruzione. E non fa alcuna differenza se si parli di politica di destra o di sinistra, il male è presente ovunque. Certo, magari da una parte ce ne sono di più e nell’altra ce ne sono di meno di corrotti, ma la responsabilità delle dirigenze resta immutata. E si, perché è troppo facile parlare di mele marce senza che i dirigenti di partito si prendano le proprie responsabilità per aver messo quelle mele marce nel cestino della merenda.

Basta dare una occhiata alla lunghissima lista di “onorevoli” condannati o indagati (qui una inchiesta di Repubblica e l’Espresso davvero esaustiva) per avere una idea chiara di che tipo di politica governi questo povero Paese. Ebbene, personalmente non me la sento di assolvere le dirigenze di partito dalla responsabilità di aver messo quella gente in Parlamento dato che nessun elettore gli ha eletti ma sono stati nominati proprio dalle dirigenze. E’ stato come consegnare il barattolo della marmellata al bambino ghiotto, come mettere la banda bassotti dentro il deposito di Zio Paperone, come affidare una bambina innocente a un pedofilo. Insomma, loro (la dirigenza dei partiti) li hanno messi li e se ne devono assumere tutta la responsabilità. Invece cosa succede? Tutti (e dico tutti) cercano di smarcarsi o addirittura di difendere questa gente amorale cercando di far passare l’improbabile e improponibile concetto di “persecuzione”. Insomma, il Parlamento italiano sarebbe pieno di gente perseguitata, roba da far impallidire Nelson Mandela e tutti gli altri grandi perseguitati della storia.

Beh, lasciatemelo dire: l’Italia non si merita questa classe politica e non faccio distinzione tra destra e sinistra. I silenzi di Bersani sull’inchiesta che riguarda Filippo Penati e sul vergognoso salvataggio di Alberto Tedesco, quelli di Vendola sulle inchieste che riguardano la sanità pugliese e che riguardano uomini a lui vicini, lo stucchevole comportamento di D’Alema sugli appalti Enac, non danno certo una buona impressione della dirigenza di sinistra. Sulla destra c’è ben poco da dire, sembra quasi che il Parlamento venga usato dai berluscones come uno scudo contro le inchieste giudiziarie. Non robetta da poco, ma legami con le mafie, grandi corruzioni e associazioni segrete. In mezzo ci sono i vari partitini e movimenti che annoverano nomi come quello di Romano, ministro dell’Agricoltura e indagato di concorso esterno mafioso, voltagabbana per interesse del calibro di Scilipoti e compagnia bella ecc. ecc (ci vorrebbe troppo per elencarli tutti ma tra FLI, UDC, IDV sono davvero tanti) e anche in questo caso le colpe della dirigenza dei partiti non possono essere sottovalutate.

Come si fa con questa gentaglia? L’ideale sarebbe un reset totale della politica italiana ma le conseguenze di una rivoluzione del genere potrebbero essere per il Paese più distruttive di una bomba atomica. Ma da qualche parte però bisogna iniziare. Per esempio sarebbe cosa buona e giusta iniziando con l’impedire a chi è indagato o già condannato (magari solo per certi tipi di reato che non siano, per esempio, quelli di opinione) di presentarsi alle elezioni per un seggio parlamentare, espellere dai partiti gli indagati, fare una legge che costringa il Parlamentare indagato di reati gravi a dimettersi e infine fare una legge che impedisca la “transumanza” che poi alla fine è quasi sempre legata a ragioni di interesse. Chi non è più d’accordo con il partito nel quale è stato eletto deve andare a casa e non cambiare bandiera. Insomma, servono regole chiare per regolamentare il parlamento e non per garantire ai Parlamentari ulteriori immunità.

Il problema è che quando si inizia a parlare di queste cose le barriere che dividono i vari partiti cadono con una facilità imbarazzante. A quel punto la casta è la casta e non ci sono più divisioni. Il muro è invalicabile e del tutto bipartisan. Serve quindi una spinta dal basso che COSTRINGA la casta a fare le giuste modifiche a queste regole che stanno letteralmente affondando il Paese. La rete su questo può essere molto utile ma serve anche la collaborazione di quella parte minoritaria della politica ancora onesta. Ci si riuscirà? E’ molto difficile ma occorre provarci. E’ questione di vita o di morte per questo povero Paese.

Bianca B.