Ammettiamolo, un po’ di compassione la proviamo per il povero Tremonti, costretto a navigare tra i continui voltafaccia leghisti (le pensioni non si toccano – le pensioni delle donne non si toccano – forse le pensioni si possono toccare), tra patrimoniali necessarie ma invise ai ricconi del PDL, tra trabocchetti dei vari Straguadagno e “responsabili del sud”. Insomma, se c’è uno che lo stipendio se lo guadagna quello è Tremonti, non fosse altro per il covo di serpi che si porta in seno.
Noi non abbiamo mai difeso il Ministro delle Finanze, ma ieri ha fatto bene (tecnicamente) a non sbilanciarsi sulla manovra. Ha ragione Tremonti a dire che non si spiega una manovra prima di averla presentata al Presidente delle Repubblica e, soprattutto, a mercati ancora aperti. Tuttavia temiamo che i motivi per cui Tremonti non ha spiegato niente non siano quelli tecnico-politici da lui enunciati, ma che il vero motivo sia da ricondurre al fatto che non sa dove sbattere la testa.
Come prova a toccare gli interessi dei politici o delle varie caste (quella degli avvocati, dei vari ordini professionali, ecc. ecc.) viene fulminato all’istante. La Lega fino all’altro ieri aveva posto dei paletti sulle pensioni salvo poi fare, come sempre, marcia indietro. Mezzo PDL lo attacca, l’altra metà lo difende con poca convinzione. Le opposizioni gli danno addosso da ogni dove. Le parti sociali si dicono deluse. Ma come deve comportarsi questo povero Ministro delle Finanze?
E poi, forse, il peso più grosso: come diavolo fa Tremonti a trovare risorse per la finanziaria con un Governuco strapieno di indagati che, come lo ha definito ieri il New York Times, è un agglomerato di lobby di interesse e malavitose, un governicchio che non ha fatto una sola riforma per lo sviluppo economico?
E allora, ben sapendo di deludere molti dei nostri lettori, noi abbiamo compassione del Ministro Tremonti, se non altro perché nemmeno Gesù Cristo potrebbe fare il suo lavoro con un Governo guidato da Berlusconi, Scilipoti e Bossi.
Bianca B.