Le foto satellitari della base area siriana di Latakia ripresa dal satellite israeliano Aros e distribuite dal Fisher Institute for Air and Space Strategic Studies, mostrano come i russi considerino la base aerea siriana “territorio russo” e che la disposizione delle strutture difensive unita alla impressionante forza aerea messa in campo da Mosca non sembrano qualcosa di provvisorio.
Dalle foto si evince che negli ultimi tempi i Russi hanno notevolmente aumentato sia la loro presenza in Siria che le operazioni militari. Si notano una trentina di caccia tra cui 11 bombardieri supersonici Sukhoi Su-24, dieci Sukhoi Su-25, sette caccia da combattimento Sukhoi Su-35 e almeno quattro avanzatissimi caccia da combattimento e intercettazione Sukhoi Su-30. A difendere la base ci sono batterie di missili S-400 e Pantsir SA-22, il meglio della tecnologia russa.
Questo dispiegamento di forze russe e come le difese sono dispiegate lascia parecchio da pensare. I russi hanno sempre detto di essere in Siria per combattere i ribelli ma i ribelli non hanno aerei da combattimento o aerei bombardieri. A cosa servono allora gli S-400? A cosa servono i caccia Sukhoi Su-30?
Una spiegazione molto parziale potrebbe essere che i russi hanno potenziato i sistemi offensivi e difensivi dopo l’abbattimento da parte della Turchia di un caccia russo e c’era il fondato timore di una escalation tra Mosca e Ankara. Ma poi la tensione è scemata, perché quindi quell’apparato difensivo? Poi c’è il fatto che i russi hanno notevolmente aumentato il numero degli attacchi aerei contro i ribelli siriani, ma ciò non spiega comunque la presenza di caccia da combattimento. Contro chi combattono? I caccia sono però stati usati per alcuni attacchi nel Golan il che fa pensare a una sorta di “assicurazione” contro eventuali “disturbi” israeliani visto che Israele è giustamente molto sensibile a tutto ciò che avviene nel Golan anche se, in teoria, ci dovrebbe essere una sorta di coordinamento in tempo reale tra Russia e Israele per quanto riguarda le azioni aeree sui cieli siriani.
La politica di Putin in Siria è sempre stata quella della difesa del regime di Assad più che quella di attaccare lo Stato Islamico, su questo ci sono pochi dubbi, ma il progressivo rafforzamento militare russo anche con mezzi difensivi (come gli S-400) e lo schieramento dei caccia da combattimento fa pensare che non si limiti solo a questo ma che Putin sia intenzionato a rimanere in Siria in pianta stabile, o quanto meno a rimanerci molto a lungo. Ora la domanda importante da porsi è se Putin abbia deciso tutto questo in maniera unilaterale oppure lo abbia fatto con gli altri alleati di Assad, l’Iran ed Hezbollah. Nel primo caso sarebbe un fatto grave ma non gravissimo. Alla Russia interessa da sempre avere uno sbocco al Mediterraneo, sbocco che Assad gli garantiva. Quindi strategicamente non sarebbe neppure una novità. Nel secondo caso invece la questione sarebbe parecchio diversa perché nel caso Putin si fosse accordato con l’Iran e con gli Hezbollah per una presenza russa a tempo indeterminato in Siria, come minimo bisogna pensare a un accordo strategico tra le parti il che potrebbe voler dire che anche gli iraniani e gli Hezbollah creeranno loro basi permanenti in Siria. Non so francamente se questo potrà star bene a Israele e non è chiaro nemmeno come Gerusalemme potrà reagire se, per esempio, i pasdaran iraniani o gli Hezbollah creassero una loro base permanente sul Golan. Domande che per ora non hanno una risposta perché non è chiara la strategia russa a lungo termine in Siria ma che non possono non destare profonda preoccupazione.
Scritto da Antonio M. Suarez