Prima di tutto una premessa: non vogliamo e non possiamo entrare nel merito delle accuse rivolte dalla magistratura israeliana a Benjamin Netanyahu, non perché ci mancano gli imput, ma perché riteniamo che in una democrazia come quella israeliana il concetto di separazione dei poteri debba essere uno dei fondamenti indispensabili per far funzionare il sistema democratico e non diventare un campo di battaglia politico.
Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, RR difenderà sempre Israele a prescindere da chi lo guida. Non condizioneremo cioè il nostro sostegno allo Stato Ebraico a seconda del partito o dell’uomo al comando come invece purtroppo vediamo fare da altri.
Per questo motivo, forse per la prima volta in vita mia, sono in parte d’accordo con un articolo di Haaretz scritto da Chemi Shalev (anche se non nei toni estremisti) che rimprovera a Netanyhau di non essersi dimesso e quindi di non essere un patriota.
«Questo è un momento di oscurità senza precedenti nella storia dello Stato di Israele» ha detto ieri sera il Presidente Reuven Rivlin durante la cerimonia in cui, per la prima volta, consegnava al portavoce della Knesset, Yuli Edelstein, l’incarico di trovare una maggioranza e quindi di formare un Governo dopo che sia Netanyahu che Benny Gantz avevano fallito in questo compito.
E non ha tutti i torti il Presidente israeliano. Dopo due votazioni in pochi mesi e mentre lo Stato Ebraico è letteralmente circondato dal nemico iraniano, non si è riusciti a formare quel Governo di cui Israele avrebbe tanto bisogno e si rischia di andare ad una terza elezione che probabilmente darà lo stesso risultato delle due precedenti.
Uno stallo politico che potrebbe andar bene in qualsiasi altro Stato del mondo (vedi la Spagna) ma non per Israele continuamente sotto attacco militare.
Le dimissioni di Netanyahu aprirebbero probabilmente molte possibilità per superare questo momento, ma il Premier, dispiace dirlo, ha posto i propri interessi personali davanti a quelli molto più importanti del Paese.
E lo dice uno che Netanyahu lo ha sempre difeso in tutti questi anni, anche quando le sue decisioni erano criticabili. Questo è scritto nero su bianco in migliaia di articoli su questo sito.
Ma Israele non muore senza Netanyahu così come non vive grazie a Netanyahu.
Non mi interessa la questione giudiziaria, è compito della magistratura stabilire se le accuse rivolte al Premier siano reali o meno, così come non mi interessano le liti politiche. Mi interessa piuttosto che Israele abbia un Governo in grado di prendere le decisioni necessarie per difendersi dall’attacco iraniano e dai nemici arabi.
Questo interesse dovrebbe essere anche l’interesse di tutti i politici israeliani, nessuno escluso. Invece in questi mesi abbiamo visto solo prese di posizione ideologiche che hanno portato Israele in uno stallo politico davvero senza precedenti proprio nel momento peggiore.
E non fa bene nemmeno il tifo politico da stadio a cui stiamo assistendo in queste ore sui social da parte di pseudo-difensori di Israele.
Mettere in dubbio la democrazia israeliana e il suo sistema giudiziario non è da “difensori di Israele senza se e senza ma”, è solo l’ennesimo scontro politico volto a tirare acqua al proprio mulino senza pensare al bene del Paese, quasi condizionando il proprio sostegno allo Stato Ebraico a seconda di quale fazione politica sia al timone. Lo trovo odioso e miserabile.
Si lasci che la magistratura israeliana faccia il suo corso, Netanyahu pensi al bene del Paese e faccia un passo indietro per favorire la formazione di un nuovo governo invece di arroccarsi sulle proprie posizioni. Non è davvero il momento di lasciare il Paese senza un Governo in grado di prendere le gravi decisioni necessarie alla sua difesa.
Se, come dice lui, le accuse sono false avrà modo di riprendere la guida di Israele in un secondo momento. Ma intanto dia al Paese la possibilità di potersi difendere con tutti i mezzi che ha a disposizione, perché se c’è un favore che non si può fare al nemico iraniano è proprio quello di mostrasi deboli e confusi.