Mentre a Monaco di Baviera si annuncia una finta tregua in Siria, finta perché nessuno la rispetterà, sul terreno la Russia ha dato una svolta alla sua strategia di combattimento passando dai bombardamenti mirati ai bombardamenti a tappeto senza alcun rispetto per i civili.
Il cambio di tattica
Quando nella primavera del 2015 la Russia decise di entrare apertamente nel conflitto in Siria non lo fece per un particolare amore verso Assad, lo fece per difendere i suoi interessi regionali. Ufficialmente il nemico era lo Stato Islamico, in realtà erano altri gruppi ribelli che controllavano o minacciavano le aree che strategicamente interessavano la Russia.
All’inizio la Russia adottò un approccio molto prudente verso i civili e i bombardamenti aerei erano di tipo mirato. Ma con il passare dei mesi i comandanti russi si resero conto che con quella strategia non stavano facendo alcun passo avanti nonostante la presenza sul terreno di combattenti iraniani e di Hezbollah. I ribelli siriani usavano infatti una tecnica tipica di Hamas, quella cioè di mescolarsi ai civili usandoli, di fatto, come scudi umani. Il risultato finale era che per i caccia russi era quasi impossibile colpire significativamente i ribelli senza fare strage di civili. Dopo tre mesi di bombardamenti il risultato era che sul terreno non cambiava nulla e l’esercito siriano appoggiato dai pasdaran iraniani e da Hezbollah non guadagnava un centimetro di terra. Fu allora che i generali russi in accordo con quelli iraniani decisero di cambiare tattica e di passare ai bombardamenti a tappeto senza badare tanto alla sorte dei civili. Il risultato è stato quasi immediato e l’esercito siriano con gli alleati iraniani e gli Hezbollah iniziò da subito a guadagnare terreno tanto che oggi si trova a un passo dalla riconquista di Aleppo, o di quello che ne rimane. E i civili? Beh, di civili ne sono morti a migliaia senza che nessuno abbia osato alzare minimamente la voce. E chi non è morto sotto i bombardamenti russi o sotto i mortai di Hezbollah è stato costretto a fuggire. Stanno riconquistando città ridotte a cimiteri.
Gli obiettivi russi
A differenza di quanto strombazzato da Putin è apparso subito evidente che il vero obiettivo dei russi non era affatto lo Stato Islamico. Il motivo è semplicissimo: lo Stato Islamico non controllava i punti strategici per la Russia e dove li minacciava è stato colpito nei primi giorni dell’intervento russo e costretto a desistere da qualsiasi idea di conquista. La Russia puntava a mantenere il controllo del porto di Tartus, di Latakia e delle linee di comunicazione che portavano alle città. In seconda battuta puntava a consolidare la sua presenza aerea nella regione con l’allestimento di diverse basi aeree permanenti tra le quali quelle di Hama, Tiyas e Shayrat. Il fronte di guerra disegnato dai generali russi in accordo con quelli iraniani si delinea quindi su due direttive, quella di Aleppo al nord e quella di Daraa al sud, a ridosso delle Alture del Golan. Nulla a che fare quindi con lo Stato Islamico che controlla aree da tutt’altra parte. Non ci si faccia ingannare da qualche bomba sganciata su Raqqa o su obiettivi secondari dell’ISIS. Servono a fare propaganda ma sul terreno hanno cambiato poco o nulla. Il territorio controllato dallo Stato Islamico in Siria è addirittura cresciuto a differenza di quello controllato in Iraq dove i peshmerga curdi lo combattono veramente. Per ora l’esercito siriano appoggiato dai pasdaran iraniani e da Hezbollah è concentrato sulla conquista di Aleppo ma è prevedibile che ben presto concentrerà i suoi sforzi anche sul fronte sud, quello di Daraa pericolosamente vicino al confine israeliano.
Situazione delicata sulle Alture del Golan. Israele in stato di allerta
L’alleanza russo-iraniana-Hezbollah sta quindi cambiando la sua strategia anche sul fronte di Daraa dove sono iniziati i primi bombardamenti a tappeto. L’obiettivo, soprattutto per l’Iran ed Hezbollah, è la riconquista della parte siriana delle Alture del Golan che al momento sono nelle mani del Fronte Al-Nusra. Quando avranno finito con Aleppo cominceranno con Daraa e allora la situazione sul Golan si farà incandescente perché i caccia russi voleranno pericolosamente vicino al cielo israeliano e, soprattutto, perché la riconquista del versante siriano del Golan vorrebbe dire il posizionamento dei pasdaran iraniani a pochi metri dal confine con Israele e questo a Gerusalemme potrebbe non star bene. Già in agosto a Gerusalemme si valutava l’ipotesi di un intervento preventivo sul Golan al fine di impedire agli iraniani di posizionarsi al confine con Israele, ma il cambio di fronte verso Aleppo aveva fatto desistere gli israeliani da questa ipotesi. Ora che l’attenzione si sposta nuovamente verso Daraa quella ipotesi potrebbe essere rispolverata. Il problema è che una azione preventiva israeliana scatenerebbe il finimondo anche se più che giustificata dalla presenza iraniana. L’unico modo per evitare questa pericolosa escalation sarebbe che la Russia desista dall’appoggiare l’offensiva siriana e iraniana su Daraa, ma da quello che si apprende è una ipotesi che i russi non prendono minimamente in considerazione anche perché si sospetta che ci sia un accordo preciso in tal senso con l’Iran. Chiusa la “pratica” di Aleppo il prossimo fronte sarà quello del Golan.
In chiusura vorrei fare un piccolo appunto sui media mondiali che non dicono una sola parola sulle stragi di civili provocate dai bombardamenti a tappeto russi. Quando Israele diede il via alla operazione difensiva denominata “Margine Protettivo”, nonostante l’altissima attenzione a non colpire i civili (operazione non facile visto che i terroristi li usano come scudi umani) c’era sempre qualche giornalista pronto a fare la conta delle vittime civili (che non sempre erano tali). Perché sui bombardamenti a tappeto russi e su quelli iraniani e di Hezbollah che provocano migliaia di morti civili si tace?
Scritto da Maurizia De Groot Vos