L’attacco al centro commerciale Westgate Shopping Mall di Nairoby, in Kenya, ripropone drammaticamente un problema di cui la Comunità Internazionale troppo spesso si dimentica, quello della Somalia, salvo poi ricordarsene quando gli Al Shabaab attaccano all’estero o i pirati sequestrano una nave.
La Somalia è da anni abbandonata a se stessa. Solo di recente l’Unione Africana ha inviato una forza militare di pace composta attualmente da 17.000 soldati e inquadrata nella missione AMISOM. La forza di pace ha contribuito a far fuggire gli Al Shabaab da Mogadiscio e ha riconquistato quasi tutto il nord del Paese, ma gli estremisti islamici controllano ancora tutto il sud della Somalia e alcune enclavi a ridosso del confine con il Kenya e delle maggiori città. In sostanza ancora il problema somalo è vivo e vegeto è in particolare il problema si chiama Al Shaabab, gruppo estremista islamico legato ad Al Qaeda che negli ultimi anni si è reso responsabile di diversi attacchi in tutta l’Africa Centrale, dall’Uganda al Kenya passando per l’Etiopia.
E’ chiaro che il problema Al Shaabab non può più essere considerato un problema interno alla Somalia ma che è a tutti gli effetti un problema internazionale che destabilizza tutta l’Africa Orientale e Centrale. E non ci si faccia ingannare dal fatto che i media riferiscono di interventi americani e francesi in Somalia a supporto delle forze AMISON, in effetti sono piccoli raid compiuti per lo più con droni che non risolvono il problema alla radice. Per risolvere il problema in Somalia serve un intervento di terra massiccio, deciso e risolutivo. Con tutto il rispetto per i soldati di AMISON (di questi 4.000 sono kenioti), non hanno né la forza né il mandato per risolvere definitivamente il problema.
E’ arrivato il momento di prendere di petto il problema Somalia, di affrontare in maniera costruttiva e risolutiva tutti i problemi legati alla presenza degli Al Shaabab in Somalia, dai milioni di profughi alla instabilità nella regione fino agli attentati come quello che ieri ha sconvolto il Kenya. Una decisione non è più rinviabile e speriamo che al prossimo vertice delle Nazioni Unite non si parlerà solo di Siria e Iran ma che finalmente venga affrontato con serietà e decisione anche il problema che da anni attanaglia la Somalia.
Claudia Colombo