I conti correnti della OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) negli Stati Uniti sono stati congelati su disposizione della Casa Bianca mentre al cosiddetto “ambasciatore palestinese” a Washington e alla sua famiglia sono stati revocati i visti, il che vuol dire espulsione immediata dal territorio americano.

Questa mossa dell’Amministrazione Trump arriva dopo che nei giorni scorsi il Presidente americano aveva annunciato la chiusura degli uffici della OLP a Washington e il taglio dei fondi alla Autorità Palestinese e alla UNRWA. Una vera e propria offensiva americana su quello che sta più a cuore alla dirigenza palestinese, cioè il denaro.

L’inviato palestinese negli Stati Uniti, Husam Zomlot, ha fatto sapere ieri sera a diversi media arabi che il visto che consente a lui e alla sua famiglia di rimanere negli Stati Uniti è stato revocato e che gli è stato chiesto di lasciare immediatamente il territorio americano. I conti correnti personali dell’inviato palestinese e della sua famiglia sono stati chiusi mentre quelli riferibili alla OLP sono stati congelai.

A confermare la decisione americana è arrivato anche un comunicato ufficiale della OLP nel quale oltre alla conferma del blocco dei conti si legge che «l’amministrazione statunitense ha revocato anche i visti della moglie e dei due figli dell’ambasciatore Husam Zomlot, nonostante siano validi fino al 2020». Poi la dichiarazione continua affermando che «il figlio dell’ambasciatore Zomlot Said, 7 anni, che è in seconda elementare, e la figlia Alma, 5 anni, che frequenta l’asilo sono stati ritirati dalla scuola elementare di Horace Mann a Washington DC la scorsa settimana e da allora hanno lasciato il paese».

Trump attacca quello che è più importante per i palestinesi, il denaro

La strategia del Presidente americano appare chiara, andare a intaccare quello che per la dirigenza palestinese è il fattore più importante, il denaro, per costringerli a sedersi al tavolo delle trattative con USA e Israele. Peccato che non si possano bloccare anche i conti in Svizzera dei dirigenti palestinesi e che non si riesca a convincere gli Stati europei (Italia compresa nonostante il nuovo governo) a smetterla di accorrere in soccorso di questi organismi che ormai da oltre 70 anni si arricchiscono alle spalle dei palestinesi e della stessa comunità internazionale e impediscono ogni passo avanti verso la pace.