Stipendi della casta: non chiediamoci “quanto” ma “per cosa”

4 Gennaio 2012

Ieri ha scatenato una ressa di polemiche la diffusione dei dati della “Commissione Giovannini”  incaricata di valutare  costi della politica. Lasciamo stare le cifre, comunque scandalose, che percepiscono i Parlamentari italiani, adesso non ci interessa. A noi interessa sapere e far sapere per cosa le percepiscono quelle cifre da capogiro.

E allora facciamo un quadro riassuntivo. In teoria un deputato o senatore che sia, dovrebbe prendere quelle cifre in cambio di una “prestazione lavorativa” cioè, come un qualsiasi altro lavoratore, percepisce uno stipendio in cambio di un lavoro con la differenza che il lavoro di parlamentare o di senatore ha una valenza decisamente maggiore in quanto i suoi frutti si ripercuotono su tutto il Paese.

Ora, a giudicare dall’assenteismo che si registra alla Camera dei deputati questo non avviene, ovvero questi prendono comunque il loro super stipendio anche se non lavorano. Alcuni di loro arrivano ad un assenteismo che sfiora il 90%. Che dire poi di quelli assenti perché impegnati in un altro lavoro? Prendiamo per esempio l’On. Niccolò Ghedini (76.57% di assenze) che di mestiere fa l’avvocato di Berlusconi e a tempo perso il parlamentare. E come Ghedini ce ne sono tanti.

Infine ci sono i cosiddetti “inutili” o “utili idioti”, cioè quei parlamentari di cui nessuno conosce il nome messi apposta in Parlamento per votare si o no alle diverse leggi. In sostanza prendono stipendi da nababbo solo per pigiare il tastino del si o del no a seconda delle volte ma non fanno (e non sanno fare) niente altro. Tra questi spicca Scilipoti, persona che nessuno conosceva (e nessuno avrebbe mai conosciuto) fino al suo reclutamento delle fila del Governo Berlusconi come salvatore della patria.

Chiaramente potrei dilungarmi a lungo nell’elenco di tutte le cose che i politici italiani non fanno in cambio di stipendi da nababbi e di tutta una serie infinita di privilegi, ma non voglio tediarvi (o rovinarvi il fegato) con lungi elenchi di cose risapute, quello che voglio fare è fare in modo che la vostra attenzione non sia solo concentrata sul “quanto” ma anche sul “per cosa” noi italiani paghiamo questi politici. Vedrete così che lo scandalo non è solo la grande quantità di soldi pubblici che prende questa gente ma è soprattutto il motivo per cui lo prendono, una sorta di furto legalizzato di soldi nostri. Insomma, paghiamo profusamente dei fannulloni che in qualsiasi altro lavoro “normale” sarebbero licenziati del giro di poche ore. Lo scandalo non è quindi il “quanto” ma è il “per cosa”.

Tamara Rinaldini

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