La guerra in Sud Sudan assume sempre più i connotati di un confronto armato per il controllo delle risorse, in particolare di quelle petrolifere. Ora spunta un patto segreto tra il capo dei ribelli, Riek Machar, è il governo sudanese per la vendita del petrolio delle aree di Unity, ricchissime di petrolio e attualmente in mano ai ribelli.
A farlo intendere chiaramente è lo stesso Riek Machar in una intervista al Sudan Tribune nella quale il capo dei ribelli parla chiaramente di vendere il petrolio al Sudan e di tenere per se i proventi della vendita.
E’ la conferma indiretta di quanto si temeva, e cioè che dietro alla guerra civile in Sud Sudan c’è l’ombra di Khartoum, da mesi impegnata a riprendere il controllo dei ricchissimi pozzi di petrolio dello Stato di Unity ceduti al Sud Sudan in base agli accordi di pace firmati a Nairobi del 2005 ribaditi e confermati nell’accordo di cooperazione tra Sudan e Sud Sudan nel 2012, accordo però messo in dubbio dal piano del Sud Sudan di costruire un doppio oleodotto che attraverso il Kenya e l’Etiopia porti il petrolio sul Mar Rosso bypassando quindi gli oleodotti sudanesi. A Khartoum questo non lo potevano accettare e quindi hanno fomentato questa sanguinosa rivolta.
D’altra parte non è la prima volta che Riek Machar si allea al Sudan per prendere il potere in Sud Sudan e sconfiggere il Sudan People Liberation Movement (SPLM), lo ha già fatto in passato e quasi certamente lo sta facendo oggi.
Intanto sul campo proseguono le battaglie. I ribelli hanno preso il controllo dei pozzi petroliferi dello Stato di Unity che l’esercito sud-sudanese sta cercando in tutti i modi di riprendere. Gli scontri sono concentrati prevalentemente nell’area nord del Paese, mentre a sud la situazione sembra molto più tranquilla. Decine di migliaia i profughi in fuga dai combattimenti. L’Uganda ha negato di aver inviato propri soldati per sostenere il SPLM affermando che i soldati ugandesi (UPDF) sono in Sud Sudan per proteggere i tantissimi civili ugandesi presenti in quell’area, ma la smentita è stata poco convincente. Già in passato l’Uganda è intervenuta a fianco del SPLM e c’è un accordo di cooperazione militare firmato da Salva Kiir e Yoweri Museveni che potrebbe entrare in ballo.
Quindi, tra le altre cose, il rischio che il conflitto di estenda anche ad altri stati è molto ma molto alto visto anche che comunque Sudan e Uganda appaiono già direttamente coinvolti.
Claudia Colombo