Tagli alla casta: macché terrorismo mediatico. Il ruolo della rete

12 Dicembre 2011

E adesso si sono inventati il “terrorismo mediatico contro la casta”. Spopolano in TV e in rete le dichiarazioni dei politici contro i media e contro i vari siti internet che hanno avuto l’ardire di indignarsi per le proteste della casta contro i tagli ai loro stipendi.

Beh, adesso ci sembra davvero troppo. Ci sembra troppo sentire la Mussolini che parla di “istigazione al suicidio”, ci sembra troppo sentire Dini che dice che lo stipendio dei parlamentari italiani è sotto la media europea, ci sembra troppo sentire alcuni politici che parlano di “attacco alla politica” quando ancora pochi giorni fa un servizio su La 7 ha dimostrato come in Parlamento sia uso e costume farsi corrompere per denaro.

Sembra quasi che i politici vivano in un mondo tutto loro e che quello che gli gira intorno, il mondo reale, non li riguardi minimamente. Sono abituati a fare quello che vogliono perché fino ad oggi non c’era quella grossa arma che si chiama rete ad attaccarli come si deve. I grandi giornali (tutti) fino ad oggi non si erano mai permessi di attaccare i loro privilegi, complici di un sistema che comunque garantiva enormi vantaggi anche a loro. La rete però è diversa. La rete non si fa comprare e fa informazione libera. E così si parla di terrorismo mediatico, perché ogni volta che non si capisce un fenomeno o se ne ha timore, la parola “terrorismo” esce sempre fuori.

Cari politici, mettetevi il cuore in pace. Non c’è alcun terrorismo mediatico contro di voi. C’è una gran massa di persone stanca di pagare milioni e milioni per la vostra incompetenza e per garantire a voi una infinità di privilegi che non vi meritate. Solo che prima quella gran massa di persone non aveva alcun mezzo per esprimere la sua indignazione, oggi quel mezzo c’è. Si chiama Internet.

E adesso non ci fermeremo e continueremo a chiedere quello che riteniamo giusto, cioè un taglio netto ai costi della politica, che non vuol dire solo il taglio degli stipendi dei politici, ma anche il divieto a fare un altro lavoro quando si siede in Parlamento, il taglio delle spese delle Commissioni parlamentari, il taglio dei rimborsi ecc. ecc. La lotta è appena iniziata, fatevene una ragione.

Carlotta Visentin

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