Il Presidente eletto Donald Trump ha nominato il nuovo ambasciatore americano in Israele. Sarà David Friedman, già consigliere e buon amico di Trump nonché fermo sostenitore dello Stato Ebraico.
Indicative le prime dichiarazioni di David Friedman: «non vedo l’ora di lavorare come ambasciatore degli Stati Uniti nella capitale eterna di Israele, Gerusalemme».
Sin da subito questa dichiarazione ha scatenato le reazioni di tutto il mondo odiatore. In molti hanno detto di ritenere la nomina di David Friedman un passo verso la fine di ogni prospettiva di pace tra israeliani e arabi e la morte del concetto dei due Stati per due popoli. Tanti hanno puntato il dito su quella che sembra una decisione legata alla nomina di Friedman, quella cioè di trasferire l’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme cioè, com’è logico, nella capitale di Israele. Donald Trump sembra essere quindi molto determinato a mantenere la promessa fatta in campagna elettorale di spostare la sede diplomatica americana nella capitale indivisibile dello Stato Ebraico, in barba a tutte le risoluzioni fasulle delle Nazioni Unite.
Forti critiche sono arrivate dalla organizzazione ebraica di sinistra J Street che parla di “scelta sconsiderata”. Secondo il Presidente di J Street, Jeremy Ben-Ami, «questa nomina è avventata e mette a rischio la credibilità e la reputazione degli Stati Uniti nella regione». In realtà la decisione di Donald Trump con molta probabilità rafforza la credibilità degli Stati Uniti in quanto mette fine alla sudditanza dagli arabi e soprattutto chiude una pagina vergognosa per l’occidente riconoscendo di fatto Gerusalemme come capitale indivisibile di Israele. Ma non ci si può aspettare nulla di diverso da una organizzazione che lavora sistematicamente contro Israele e che di recente è salita all’onore delle cronache per aver preso soldi da Obama per sostenere l’accordo capestro con l’Iran.
Lo stesso David Friedman si è più volte scontrato con J Street che recentemente ha etichettato come «di gran lunga peggio dei kapò» definendoli anche «non ebrei» e «nemici di Israele che dal comodo delle loro poltrone lavorano al fianco dei nemici dello Stato Ebraico per la sua distruzione».
Al nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Israele vanno gli auguri di buon lavoro da parte della nostra organizzazione.
Scritto da Gabor H. Friedman