Continuano le oceaniche proteste di popolo in Venezuela contro il regime di Nicolas Maduro che ormai non fa più nulla per nascondere la repressione. Secondo fonti dell’opposizione riprese dalla AFP nelle numerose manifestazioni di ieri sarebbero almeno 11 i manifestanti uccisi dalle squadre della morte di Maduro, 20 negli ultimi giorni. Centinaia i feriti da colpi di arma da fuoco.
Le squadre della morte di Maduro usano una tecnica mutuata dalle milizie Basij iraniane, la stessa usata proprio in Iran nelle proteste di popolo del 2009. Miliziani armati a bordo di motociclette attaccano la folla di manifestanti sparando direttamente sulla gente o cercando di disperdere la folla con l’uso di armi contundenti (catene e altro).
Il polso della situazione ce lo da ancora una volta Daniel, una delle poche voci libere che arrivano direttamente dal Venezuela. Nel suo ultimo post Daniel parla di grandi manifestazioni in tutto il Venezuela, non solo a Caracas. Ma c’è anche un testimone italiano che vive a Caracas il quale, a condizione di rimanere anonimo per la propria sicurezza, racconta scene orribili di repressione. Il regime, ci dice il testimone italiano, sostiene che alcuni manifestanti sono stati uccisi perché stavano saccheggiando una panetteria e che ha messo sotto inchiesta i poliziotti che hanno sparato. In realtà, secondo testimoni oculari, a sparare non sono stati i poliziotti ma uomini in borghese a bordo di motociclette.
Ed è su questi loschi personaggi che formano le squadre della morte di Maduro che si sono concentrate le attenzioni della opposizione. Sono in molti ad affermare che non sono venezuelani ma cubani o, peggio, membri delle milizie di Hezbollah molto attive nel nord del Paese e fedelissime di Maduro che garantisce loro completa impunità sul traffico di droga e armi. Maduro da diverso tempo non si fida del suo esercito e della sua polizia e usa a man bassa miliziani stranieri e delinquenti comuni per reprimere ogni forma di opposizione. Carlos Yanez, un 33enne residente a El Valle, racconta alla AFP che sembrava una guerra. Mentre la polizia e l’esercito sparavano gas lacrimogeni contro la folla, miliziani in borghese armati sparavano contro le case costringendo le famiglie rinchiuse nei palazzi a stendersi a terra per evitare di essere uccisi.
Iran e Cuba sostengono Maduro
In soccorso di Maduro arrivano anche i media dei peggiori regimi del mondo, a partire da quelli iraniani. A parte sostenere che i manifestanti sono manovrati dagli Stati Uniti, un evergreen sempre valido, l’agenzia iraniana Pars Today da molto risalto a una notizia diffusa dal regime di Maduro e ripresa da Press TV che vuole alcuni manifestanti uccisi in quanto avrebbero attaccato il reparto di maternità di un ospedale di Caracas, notizia categoricamente smentita dalle opposizioni venezuelane. Altre notizie della stampa di regime parlano addirittura di imprenditori fucilati dalla folla perché stavano difendendo i loro negozi dai saccheggi, anche questa notizia smentita in maniera categorica delle opposizioni che parlano di campagna mediatica volta a screditare i manifestanti e farli passare come delinquenti comuni.
Non da meno è il sostegno cubano a Maduro. Cuba ha duramente criticato il comunicato diffuso dalla Organizzazione degli Stati Americani (OAS) che aveva aspramente criticato la repressione in Venezuela e chiesto a Maduro che venisse garantito il Diritto a manifestare pacificamente. Secondo il Ministero degli Esteri di Cuba quella della OAS è un “imperdonabile ingerenza negli affari interni di uno Stato membro” e si è detto disposto a sostenere Maduro con qualsiasi mezzo.
Poca attenzione per il Venezuela da parte dei media mondiali e della UE
Mentre la situazione in Venezuela precipita (altre manifestazioni sono previste per oggi e per i prossimi giorni) l’attenzione dei media mondiali continua ad essere molto scarsa. Pochi articoli e poco chiari raccontano quello che sta avvenendo in Venezuela e nessuno di questi pone l’accento sui metodi repressivi del regime di Maduro e in particolare sui miliziani stranieri presenti a Caracas e nelle altre città dove è esplosa la protesta. Forse una ventina di morti (ma sarebbero molti di più) non sono sufficienti a garantire l’attenzione mondiale, per altro latitante anche a livello politico. Il silenzio dell’Europa è addirittura imbarazzante.