Il solco tra Iran e gli altri Paesi musulmani sta diventando ormai un burrone. Al vertice islamico che si è tenuto i giorni scorsi a Istanbul, in Turchia, Teheran è stata accusata di appoggiare il terrorismo e di intromettersi negli affari interni degli altri Paesi musulmani e in particolare in Bahrain, Yemen, Siria e Somalia.
Ad accusare l’Iran sono in particolare Turchia, Arabia Saudita, i Paesi arabi del Golfo e con qualche distinzione l’Egitto. I Paesi Arabi del Golfo e la Lega Araba nelle scorse settimane hanno dichiarato di ritenere Hezbollah (mano armata di Teheran in Medio Oriente e non solo) un gruppo terrorista. Questo aveva già scatenato diverse tensioni tra gli iraniani e il resto del mondo islamico, tensioni poi sfociate ieri con la evidente assenza del Presidente iraniano Hassan Rouhani alla chiusura dei lavori del vertice islamico.
Il vertice islamico
Al vertice della Organization of Islamic Cooperation (OIC) non si è però solo parlato di Iran. Gli oltre 30 Paesi partecipanti al vertice, che si è tenuto tra massicce misure di sicurezza, hanno parlato della necessità di avvicinare il mondo sunnita a quello sciita, si è parlato di ISIS e della minaccia che rappresenta per tutti i Paesi islamici senza però andare troppo a fondo nella disanima della minaccia, forse perché sono troppi i Paesi islamici coinvolti a vario titolo con lo Stato Islamico. Non si è invece affrontato il problema dei milioni di profughi provocati dalla guerra in Siria se non quando la Turchia ha ricordato agli altri Paesi della OIC i loro impegni finanziari verso Ankara sulla assistenza ai profughi siriani, impegni minimi a dire il vero nonostante oltre il 95% dei profughi siriani siano di fede islamica. Infine i leader dei Paesi che hanno partecipato al vertice islamico di Istanbul hanno condannato con fermezza quella che hanno chiamato “una esplosione di islamofobia” in occidente impegnandosi a combattere tutti insieme il dilagare della ostilità verso l’islam che questi signori giudicano del tutto immotivata. Tanto fumo e poche cose concrete.
A margine del summit
A dire il vero le cose più interessanti sono avvenute a margine del summit dei Paesi islamici. Turchia ed Egitto hanno fatto concreti passi di riavvicinamento dopo le tensioni derivate dalle critiche di Erdogan alla politica anti Fratellanza Musulmana portata avanti da Al Sisi in Egitto. L’incontro tra il Ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ed Erdogan ha fatto dire a quest’ultimo che ci sono concreti motivi per pensare che la tensione tra Egitto e Turchia sia in via di soluzione. Importanti discussioni si sono tenute anche sulla situazione in Libia il cui Governo di Unità Nazionale ha ricevuto attestati di stima da quasi tutti i Paesi islamici. Tuttavia anche in questo caso non si è andati molto oltre le parole, cioè oltre gli attesti di stima non si è fatto altro mentre invece sarebbe di fondamentale importanza che la OIC prendesse una ferma e chiara posizione.
Relazione scritta da Shihab B.
Qui non siamo in presenza di buoni da una parte e il cattivo dall’altra; qui non si salva nessuno, e nemmeno tanti governi occidentali. Non mi piace fare pronostici (e spero comunque di sbagliarmi), ma la prossima guerra conterà miliardi di morti (e non è detto che sia per forza fragorosa come le altre).