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E’ inutile negarlo, l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto tra il gruppo dei 5+1 e l’Iran non è un accordo tra il mondo e Teheran, è un accordo tra Obama e Rouhani, tra Washington e Teheran. Tutti gli altri hanno solo offerto la cornice per un riconoscimento internazionale.

Siamo di fronte a una scelta politica da parte di Obama e non a un accordo studiato per portare pace e prosperità come ce lo vogliono vendere. Al contrario, la scelta politica di Obama di abbandonare le vecchie alleanze con Israele e i Paesi arabi (Arabia Saudita ed Egitto in primis) per passare dalla parte degli sciiti arriva mentre nel mondo musulmano è in corso una guerra spietata e sanguinosa proprio tra sunniti e sciiti. La revoca delle sanzioni all’Iran, di fatto già molto allentate, non farà altro che rafforzare militarmente gli Ayatollah e indebolire i Paesi arabi sunniti. Quindi non parliamo di “scelta storica che favorirà la pace in Medio Oriente” come diceva ieri una estasiata Federica Mogherini, ma prepariamoci a una escalation di violenza senza precedenti, altro che pace. Lo Yemen è solo l’antipasto di quello che succederà nei prossimi mesi in Medio Oriente.

A parte quindi l’assurdità di un accordo suicida che non impedirà affatto all’Iran di dotarsi di armi atomiche, quello che oggi dobbiamo analizzare è la scelta tutta politica e strategica di Obama, una scelta chiara e lampante che conferma un sospetto che avevamo da molto tempo, quello cioè che il Presidente americano abbia deciso di sconvolgere gli equilibri regionali in Medio Oriente cambiando drasticamente la parte da sostenere. E per dirla tutta non comprendiamo i motivi di questa scelta perché francamente non ne vediamo, né strategici né economici. Strategicamente la scelta di Obama non ha senso perché destabilizza tutta la regione e non farà altro che acuire il conflitto tra i sunniti, rappresentati tra gli altri anche dal ISIS, e gli sciiti che dalla loro hanno gruppi terroristici potentissimi del calibro di Hezbollah e Hamas (anche se questi ultimi sarebbero sunniti). Economicamente per gli Stati Uniti è un vero suicidio visto che la politica economica di Obama per la ripresa statunitense si è basata moltissimo sullo shale oil che ha ragione di esistere solo se il prezzo del barile rimane intorno ai 65/70 dollari al barile. Con l’immissione sul mercato del petrolio iraniano il prezzo del petrolio, già ieri introno ai 50 dollari al barile, è destinato a scendere ulteriormente. Sembra più una ripicca di Obama verso i sauditi che hanno fatto scendere deliberatamente il prezzo del greggio intorno ai 60 dollari (per combattere lo shale oil e per mettere in ulteriore difficoltà i nemici iraniani) più che una scelta ponderata.

Cosa succederà ora?

L’Iran è impegnata direttamente su diversi fronti di guerra, in Siria, in Iraq e nello Yemen e indirettamente nella Striscia di Gaza e nel Golan, questo nonostante le sanzioni. Ora che anche le sanzioni cadranno gli Ayatollah avranno a disposizione tutte le risorse necessarie per una offensiva militare su tutti i fronti. Si scatenerà l’inferno altro che la pace enunciata dalla Mogherini. I sauditi e gli altri Paesi del Golfo non resteranno certo a guardare e faranno di tutto per contrastare la più che prevedibile offensiva sciita. Quello che ne esce è un quadro apocalittico del quale possiamo ringraziare Obama e la sua assurda politica. Si poteva evitare tutto questo radendo al suo in maniera chirurgica le centrali nucleari iraniane (senza bombardare le città iraniane) ma si è scelta la via più assurda e si avrà un guerra senza precedenti. Obama come Chamberlain, poteva scegliere tra la guerra e il disonore, ha scelto il disonore e avrà la guerra.

[glyphicon type=”user”] Scritto da Maurizia De Groot Vos

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