Qualche giorno fa l’organizzazione non governativa israeliana, Breaking the Silence, ha pubblicato un rapporto che nelle loro intenzioni avrebbe dovuto denunciare le violazioni dei Diritti Umani da parte dell’esercito israeliano (IDF) durante l’operazione Margine Protettivo. Come sempre quello che scrivono contro Israele viene preso dagli odiatori come oro colato, anche se inventato di sana pianta o senza prove che possano corroborare quanto detto/scritto.

Perché l’unica verità che si evince da questo “rapporto” è che non esiste una sola prova di quanto scritto, non esiste un solo nome di un testimone, non esiste nulla di verificabile. Breaking the Silence si rifiuta di fornire alle autorità israeliane, che vorrebbero indagare su fatti denunciati nel rapporto della Ong israeliana, i nomi dei testimoni citati nel rapporto. Così è troppo facile, si fa presto a lanciare accuse contro qualcuno senza portare alcuna prova, senza nemmeno darsi tanto da fare per fornire almeno un solo riscontro di quanto affermato.

Non è la prima volta che Breaking the Silence emette di questi rapporti senza fornire alcun riscontro, anzi, venendo spesso smentita da testimoni reali. Eppure ogni volta che questi signori che si definiscono ex militari del IDF scrivono qualcosa, tutti pendono dalle loro labbra e usano i loro finti rapporti per attaccare Israele.

Cosa c’è dietro?

In realtà l’IDF, come qualsiasi altro esercito al mondo, non è composto solo da uomini perfetti, c’è stato e ci sarà chi commette errori. Quindi se anche una minima parte di quello che scrive Breaking the Silence fosse vero, sarebbe utile alle autorità israeliane conoscere i nomi dei testimoni per avviare una indagine, anzi, dovrebbe essere un dovere per Breaking the Silence fornirli. Invece a quanto pare non ci sono nomi, non ci sono testimoni. C’è solo la parola di Breaking the Silence che, secondo loro, tutti dovrebbero prendere per oro colato. Ma come si fa a prendere per oro colato la parola di una organizzazione finanziata da gruppi antisemiti inglesi, svizzeri, olandesi, svedesi e danesi che finanziano anche la campagna BDS e attraverso un paio di organizzazioni palestinesi, come la Human Rights and International Humanitarian Law Secretariat (HRIHL)con sede a Ramallah, fanno arrivare soldi a queste “Ong” che dietro al paravento dei Diritti Umani nascondono attività fortemente antisemite che non mirano affatto a boicottare i prodotti israeliani, ma puntano dritto alla eliminazione di Israele. Non è paradossale che una presunta Ong israeliana venga finanziata con fondi europei attraverso una organizzazione palestinese legata a doppio filo al movimento BDS? Non so a voi, ma a me qualche dubbio questa cosa lo fa venire. Insomma, i fondi europei arrivano nelle casse della HRIHL per poi finire in quelle di gruppi come Al-Haq, BADIL, Al-Mizan e, appunto, Breaking the Silence, tutti gruppi antisemiti legati al movimento BDS. E come si fa quindi a prendere per oro colato quanto dicono questi signori senza fornire lo straccio di una prova? Un complottista direbbe: “ma quanto ti pagano”? Quanto ha guadagnato Breaking the Silence dalla pubblicazione di questo rapporto farsa?

I Diritti Umani come mezzo per la loro violazione

Ma il paradosso più grande, pure comico se vogliamo, è che per portare avanti questo piano di aggressione mediatica nei confronti di Israele viene usata (abusata) una supposta difesa dei Diritti Umani quando in realtà sono proprio i Diritti Umani che vengono presi di mira da questa gentucola. E’ un inganno stratosferico che va avanti ormai da decenni e al quale abboccano ancora milioni di allocchi. E’ un po’ come quando venivano diffuse fotografie della Siria spacciandole per fotografie di Gaza. Venivano calpestati i Diritti Umani dei siriani solo per attaccare Israele. Eppure quelle fotografie diventano virali e anche se facevi notare che erano della Siria e non di Gaza a nessuno importava nulla, perché della verità non importa nulla agli antisemiti. A loro interessa solo attaccare Israele con qualsiasi mezzo, anche e soprattutto con le menzogne, perché con la semplice verità è difficile attaccare l’unica democrazia in Medio Oriente.

Scritto da Noemi Cabitza

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