Il regime di Bashar al-Assad sembra ormai sull’orlo del collasso definitivo. I media arabi, gli unici che seguono il conflitto in Siria, danno ormai per spacciato il dittatore sostenuto da Iran ed Hezbollah tanto che pochi giorni fa proprio il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, si è lanciato in un appello pubblico per la difesa a oltranza del regime siriano.
Questa situazione sta allarmando considerevolmente la popolazione drusa in Siria, rimasta fedele al regime di Assad, che si vede minacciata dall’avanzata dei gruppi jihadisti. Per questo motivo nei giorni scorsi i leader della comunità drusa in Israele insieme a un gruppo di ufficiali drusi del IDF hanno avuto un lungo colloquio con Benjamin Netanyahu chiedendo al Governo di Israele di intervenire in difesa dei drusi siriani.
Fino ad oggi Israele è rimasto alla finestra rispetto al conflitto siriano limitandosi a qualche raid aereo contro convogli di armi diretti ad Hezbollah e a un limitato aiuto umanitario alle popolazioni druse sul Golan. Ma quello che i leader drusi hanno chiesto a Netanyahu va molto oltre perché implicherebbe un coinvolgimento diretto di Israele nel conflitto siriano, per di più un coinvolgimento che potrebbe essere interpretato come un sostegno al regime siriano in quanto si tratterebbe di interporsi tra i gruppi jihadisti e la popolazione drusa e quindi di entrare direttamente in territorio siriano. E poi ci sarebbero implicazioni internazionali visto che la maggior parte dei drusi siriani vive a ridosso delle Alture del Golan e quindi qualsiasi operazione sul terreno volta a difenderli potrebbe essere vista come una “occupazione” del territorio siriano.
Il dilemma non è quindi di facile soluzione. Israele non intende lasciare i drusi siriani alloro destino ma allo stesso tempo non vuole essere tirato dentro al conflitto che da anni infiamma la Siria. D’altro canto c’è però un dovere morale verso i drusi israeliani al quale Israele non può sottrarsi. Come fare allora? Voci non confermate ufficialmente parlano di un piano sulla falsariga di quello adottato durante la prima guerra del Libano quando Israele si erse come barriera tra drusi e maroniti, ma il quadro siriano è molto più complesso. Già da tempo, stando a quanto scrivono diversi media libanesi, Israele starebbe fornendo aiuto e assistenza ad alcuni villaggi drusi sulle Alture del Golan ma in questo caso si tratterebbe di andare oltre e posizionare truppe direttamente in territorio siriano.
Tuttavia gli analisti militari israeliani non vedono altro modo per difendere i drusi siriani da una più che probabile strage e il tempo stringe, urgono decisioni. Netanyahu, occupato nella formazione del nuovo governo, sarebbe propenso a una piano come quello presentato dal IDF giustificando un eventuale “intervento” come spinto da ragioni umanitarie. Ma notoriamente ogni decisione adottata da Israele, anche se spinta da ragioni umanitarie più che legittime, si presta alle critiche internazionali. Non che la cosa interessi particolarmente il leader israeliano, ma la decisione di un eventuale intervento va presa con cautela e, soprattutto, cercando il consenso di una parte del mondo arabo. Egitto e Giordania non si opporrebbero a una tale eventualità e abbastanza favorevole sembra essere l’Arabia Saudita, ma una mossa del genere scatenerebbe gli integralisti e, sicuramente, anche le reazioni di Iran ed Hezbollah che urlerebbero alla “invasione” del Golan da parte di Israele.
Per Netanyahu è un dilemma non da poco: girarsi dall’altra parte mentre i drusi siriani vengono massacrati oppure intervenire in loro difesa per ragioni chiaramente umanitarie? L’ipotesi più probabile è proprio quella di un intervento, ma se ciò avverrà prepariamoci a un massiccio fuoco di fila da parte degli odiatori di Israele e, sicuramente, a reazioni scomposte da parte di Iran ed Hezbollah.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Noemi Cabitza
[glyphicon type=”euro”] Sostieni Rights Reporter
Seguici su…