Giulio Regeni: giusto fare chiarezza sulla sua morte ma anche sulle sue attività in Egitto

6 Febbraio 2016

Mano a mano che le indagini sulla morte di Giulio Regeni, barbaramente ucciso in Egitto, vanno avanti emerge sempre di più quello che appare un omicidio legato alle attività del giovane italiano in Egitto e in particolare a quelle attività legate ai suoi contatti con ambienti vicini alla Fratellanza Musulmana considerata dal Governo egiziano un gruppo terrorista.

Al di la del fatto che nessuno merita di essere ucciso in quel modo, a prescindere che si tratti di un italiano o di una persona di qualsiasi altra nazionalità, e che non c’è nessuna giustificazione a una simile violenza, dando per scontato che sull’accaduto il Governo italiano deve pretendere piena chiarezza da quello egiziano, il fatto che Giulio Regeni si trovasse in Egitto, cioè in un Paese in stato di guerra contro il terrorismo islamico, e che intrattenesse contatti con ambienti vicini al terrorismo islamico che fa capo alla Fratellanza Musulmana (sindacati e altri enti sociali) non può essere messo in secondo piano anche perché quasi certamente è il fatto all’origine del suo omicidio.

Se vai in Egitto e ti metti a fare l’oppositore al Governo, se crei una rete di informatori vicini alla Fratellanza Musulmana e ti metti a scrivere articoli critici su Al-Sisi su vari giornali che trattano di Medio Oriente, anche se nascosto da uno pseudonimo, non ti puoi aspettare che ti lascino fare quello che vuoi. L’Egitto non è Israele e i servizi segreti egiziani non sono come quelli occidentali. A loro se sei un italiano, un inglese o un cinese non gliene importa nulla. Se ti schieri con le opposizioni e in particolare con quelle vicine alla Fratellanza Musulmana sei un nemico e come tale ti trattano, a prescindere dalla tua nazionalità. Se evitiamo di considerare questo fatto riguardo alla morte di Giulio Regeni commettiamo un peccato di ipocrisia.

Giulio Regeni era perfettamente cosciente del rischio che correva tanto che su Nena News scriveva i suoi articoli usando uno pseudonimo. Certo, non poteva immaginare una simile violenza che, a scanso di equivoci, non ha nessuna giustificazione, ma indubbiamente sapeva perfettamente quello che stava facendo e i rischi che correva.

Oggi vediamo alcuni giornali di sinistra usare la morte di Giulio Regeni come un ariete contro il Governo di Abd al-Fattah al-Sisi. Sono gli stessi giornali che esultavano all’avvento della Fratellanza Musulmana e di tutto l’orrore che questo comportava. Quindi non possono certo dare lezioni di Diritti Umani a nessuno. E’ vero, il Governo di Al-Sisi non è un campione di democrazia, ma giudicarlo senza tenere in considerazione la situazione in Egitto non solo è stupido, è fuorviante. Abd al-Fattah al-Sisi è l’unico che combatte duramente l’estremismo islamico, cosa impossibile da fare in un Paese musulmano usando i guanti bianchi. Ben inteso, nessuna giustificazione alle violazioni dei Diritti Umani, ma questo fatto e la situazione egiziana meritano una analisi bel più approfondita e onesta rispetto a quella che certi media fanno.

Forse sarà troppo freddo e pragmatico, ma se vogliamo veramente far luce sulla morte di Giulio Regeni non possiamo evitare di guardare con occhio distaccato la situazione in Egitto e quello che il ragazzo italiano stava facendo in quel contesto. Giusto quindi pretendere chiarezza dal Governo egiziano, ma è altrettanto giusto valutare tutto il contesto altrimenti sarà solo una verità a metà.

Scritto da Antonio M. Suarez

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