Un rapporto del International Institute for Counter-Terrorism redatto nel 2012 metteva in guardia la comunità internazionale sul pericolo di “forte infiltrazione di combattenti salafiti-jihadisti in Siria”, un monito purtroppo trascurato dai più. A farne le spese nell’immediato è stata la comunità cristiana in Siria.
Secondo un recente rapporto del Monterey Institute of International Studies gli attacchi contro i fedeli cristiani in Siria effettuati dalle milizie salafite-jihadiste sono aumentati i maniera esponenziale, tanto da far parlare apertamente di “persecuzione contro i cristiani”. Secondo questo rapporto sia i ribelli che i gruppi salafiti-jihadisti che operano in Siria considerano (a torto) i fedeli cristiani vicini al regime di Assad. Questa convinzione (o pretesto) ha dato il via a uccisioni sommarie, sequestri di persona a scopo di estorsione, violenze carnali incontrollate e vari atti discriminatori verso i fedeli cristiani tanto da costringerli a un vero esodo di massa.
Le testimonianze di coloro che sono riusciti a fuggire dalla Siria rifugiandosi in Libano o in Turchia sono agghiaccianti. Si parla di decine di gruppi salafiti pesantemente armati che cercano deliberatamente fedeli cristiani. In alcuni casi i cristiani sequestrati per non essere uccisi devono convertirsi all’islam e spesso non è nemmeno sufficiente a salvargli la vita. Alcuni gruppi salafiti come quello denominato “al-Jabhat al-Nusra lil-Ahl al-Sham min Mujahedin al-Sham fi Sahat al-Jihad” (che vuol dire più o meno, fronte per il supporto della grande Siria dei Mujahidin e per la Jihad) hanno fatto della caccia ai cristiani un vero e proprio obbiettivo strategico. Solo pochi giorni fa (il 9 aprile) il leader di un altro gruppo salafita, il “Tanzim Qai’dat al-Jihad fi Bilad al-Rafidayn” (legato ad Al Qaeda in Iraq)ha emesso un comunicato secondo cui tutti i fedeli cristiani in Siria avrebbero dovuto scegliere tra la conversione all’islam o la morte. L’appello è stato subito accolto da un altro gruppo siriano salafita, il “al-Jabhat al-Islamiya al-Suriya” (Fronte islamico siriano) che ha subito messo in pratica il proclama dando il via a una vera e propria caccia al cristiano. Violenze contro i cristiani vengono segnalate anche da parte del Free Syrian Army e del Syrian National Council nonostante le loro rassicurazione fornite alla comunità internazionale in merito al rispetto delle fedi.
Ora, non vorrei essere frainteso, il regime di Assad in Siria è uno dei regimi più sanguinari della storia, su questo credo che ci siano ben pochi dubbi, tuttavia l’impressione che si ha dall’esterno è che la Siria stia cadendo dalla padella di Assad alla brace dei gruppi salafiti.
Non credo, francamente, che sia più possibile assistere a tutto questo dall’esterno senza prendere decisioni precise e dirette che comprendano un intervento militare diretto. Invece quello che sta avvenendo è lo stesso errore visto già in Libia con la consegna di armi ai ribelli, armi che poi andranno a rimpinguare i già ben forniti arsenali jihadisti. Non è possibile lasciare Assad al potere, su questo credo che si sia tutti d’accordo (a parte gli iraniani ed Hezbollah), ma non possiamo nemmeno consegnare la Siria in mano ai criminali nazi-islamici salafiti. Rischieremmo di trovarci un emirato fondamentalista islamico nel cuore del Medio Oriente con ripercussioni inimmaginabili per tutta la regione. Per questo un intervento militare diretto non è più rinviabile.
La persecuzione dei cristiani in Siria è l’esempio di quello che succederà alla Siria e ad altri Paesi se la comunità internazionale rimarrà ancora inerte senza mandare un chiaro segnale ai gruppi jihadisti-salafiti. Il disinteresse internazionale al massacro siriano deve finire adesso o ne pagheremo un salatissimo prezzo in un prossimo (molto prossimo) futuro.
Adrian Niscemi