Secondo Axios il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, avrebbe perso i favori del vicepresidente statunitense, J.D. Vance, e del Segretario di Stato Marco Rubio. Motivo? Starebbe sabotando il piano di pace a Gaza.
Ora, ammesso che Netanyahu abbia mai avuto i favori del vicepresidente Vance, un estremista cristiano vicino a quell’area MAGA fortemente antisemita, quello che non si capisce bene è quale piano di pace starebbe sabotando il Premier israeliano.
Il piano di pace a Gaza attribuito a Trump, se da un lato ha indubbiamente favorito la liberazione degli ostaggi vivi e il recupero delle salme degli ostaggi morti, dall’altro ha garantito la sopravvivenza di Hamas con un cessate il fuoco arrivato proprio quando i terroristi erano alle corde.
Lo stesso piano ora prevederebbe il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza condizionato però al totale disarmo di Hamas, condizione alla quale adesso i terroristi si rifiutano di ottemperare.
Cosa fa quindi Netanyahu? Cerca giustamente di impedire ad Hamas di riprendere il potere a Gaza e, soprattutto, di tornare ad essere un pericolo per la popolazione di Israele.
Come fa? Mantenendo le truppe all’interno della Striscia di Gaza, sebbene dietro a una linea virtuale che lascia un’ampia zona di Gaza senza controllo israeliano. Non solo, l’IDF attacca legittimamente tutto quello che collega ad Hamas, dai tunnel ai depositi di armi, irritando per questo gli uomini di Trump i quali sostengono che Netanyahu lo faccia per sabotare il cosiddetto “piano di pace”.
Ma se Hamas rifiuta categoricamente di disarmare, cioè di ottemperare a quanto accettato al momento del cessate il fuoco, chi è che sta sabotando il piano di pace? Netanyahu o Hamas?
È buffo, perché l’accusa che Vance e Rubio muovono a Netanyahu è la stessa identica accusa mossa da Qatar e Turchia e quindi dalla Fratellanza Musulmana. Qualcosa non torna.
Il senatore repubblicano Lindsey Graham, intervistato dal Times of Israel, sostiene che bisognerebbe dare un ultimatum ad Hamas, una scadenza. «Metteteli sotto pressione», ha detto il potente senatore repubblicano parlando da un hotel di Tel Aviv. «Se non si disarmano in modo credibile, allora scatenate Israele contro di loro».
«Il mio consiglio al Presidente Trump è che finché Hamas non sarà fuori dai giochi militarmente e politicamente, le possibilità di successo saranno piuttosto remote», ha detto ancora Graham. Ma non sembra che tutti nella cerchia di Trump la pensino allo stesso modo.
E qui dobbiamo purtroppo tornare sulla questione del gruppo ostile a Israele all’interno del MAGA e della stessa Amministrazione Trump. Oggi una parte importante della destra americana manifesta apertamente la sua ostilità a Israele. La deputata di estrema destra Marjorie Taylor Greene della Georgia chiede regolarmente la fine degli aiuti a Israele e definisce “genocidio” quanto successo a Gaza. Come lei molti MAGA.
È una realtà infida con la quale se la dovrà vedere Netanyahu quando domenica prossima dovrebbe incontrare il Presidente Trump nella sua tenuta in Florida. Il viaggio è finalizzato a far partire la seconda fase del piano di pace di Trump, che dovrebbe avere come condizione non negoziabile (almeno per Israele) il totale disarmo di Hamas e l’ingresso a Gaza di forze straniere che garantirebbero la pace fino all’insediamento di un nuovo governo palestinese.
Ma come la fai partire la fase due se Hamas non disarma? Qualcuno lo fa notare a J.D. Vance e a Marco Rubio?

