E’ altissima tensione tra Sudan ed Egitto dopo che il 4 gennaio scorso Khartoum ha richiamato il proprio ambasciatore al Cairo per “consultazioni” a seguito dell’aumento delle tensioni militari tra i due Paesi a causa della contesa per il cosiddetto Triangolo di Hala’ib, Shalateen e Abu Ramad (detto anche solamente Triangolo di Hala’ib).
Perché le tensioni tra Sudan ed Egitto e come si è arrivati a questo punto
La crisi tra i due vicini africani risale a decenni fa, in particolare dopo che il Sudan ottenne l’indipendenza. I due Paesi non sono d’accordo sulla proprietà del Triangolo di Hala’ib, Shalateen e Abu Ramad, tre regioni di confine che sono state fonte di discordia dopo l’indipendenza del Sudan dalla colonizzazione britannica nel 1956. La regione contesa è un terreno di 20.500 chilometri quadrati che si trova tra i due paesi ed è delimitato da un lato dal Mar Rosso.
Negli anni ’90, l’Egitto ha inviato le sue truppe al Triangolo di Hala’ib, una mossa che ha innalzato la crisi ad un nuovo livello. Tuttavia, nei due decenni successivi la disputa territoriale rimase ferma e non evolve in alcun modo. Ne frattempo però i due Paesi africani hanno continuato una lotta dietro le quinte nella quale l’Egitto ha appoggiato i ribelli del Darfur mentre il Sudan ha usato le acque del Nilo come arma di pressione sul Cairo. Lo scontro si fa più acceso quando nel 2016 l’Egitto trasferisce all’Arabia Saudita la proprietà di due isole contese nel Mar Rosso, quelle di Tiran e Sanafir, una cessione che di fatto ridisegnava i confini marittimi tra i due Paesi in maniera unilaterale e che quindi riconosceva unilateralmente il dominio egiziano sul Triangolo di Hala’ib.
A seguito di quella mossa egiziana il Presidente sudanese, Omar al-Bashir, concludeva una accordo con il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, secondo il quale il Sudan cedeva temporaneamente alla Turchia la strategica Isola di Suakin, sul Mar Rosso, per potervi creare una base militare. La reazione dell’Egitto è stata pressoché immediata. Il Presidente egiziano, Abd al-Fattah al-Sisi, ordina l’invio di migliaia di militari in Eritrea, in una base di proprietà degli Emirati Arabi Uniti, una mossa che a sua volta ha provocato la chiusura del confine tra Sudan ed Eritrea e il conseguente dispiegamento di militari sudanesi lungo il confine con l’Eritrea.
Come se non bastasse è tornata a farsi sentire la questione riguardante le acque del Nilo con il Sudan che non ha mai ostacolato la costruzione della grande diga di Renaissance (Grand Ethiopian Renaissance Dam) che l’Etiopia sta costruendo nella regione di Benishangul-Gumuz sul Nilo Bianco,a 40 Km dal confine sudanese, un’opera che preoccupano moltissimo gli egiziani in quanto, a detta loro, potrebbe limitare l’afflusso delle acque del Nilo in Egitto, un’opera che per di più è fortemente sostenuta dal Qatar proprio per “indispettire” l’Egitto alleato dell’Arabia Saudita.
I due schieramenti musulmani si scontrano in Africa
Sudan ed Egitto diventano quindi il terreno di scontro che vede contrapposti i due grandi schieramenti del mondo musulmano che non sono quello sunnita e sciita come molto semplicisticamente si dice, ma che vedono Iran, Turchia, Qatar e Sudan da un lato ed Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e altri Paesi del Golfo dall’altra.
La situazione tra Sudan ed Egitto non è per nulla da sottovalutare. Parlando con la stampa l’ambasciatore sudanese in Egitto appena richiamato a Khartoum ha fatto intendere chiaramente che l’escalation è solo all’inizio e che una guerra tra Sudan ed Egitto è più che probabile.
In tutto questo, fanno notare gli analisti, è più che evidente l’impronta della Turchia che sta puntando decisamente alla “conquista dell’Africa” anche attraverso la Fratellanza Musulmana ormai radicata in moltissimi Paesi africani. Da quando guida la Turchia Erdogan ha compiuto 30 visite nei Paesi africani promettendo aiuti in cambio di moschee e in molti casi stringendo patti di muta assistenza militare. E se il Sudan minaccia così apertamente l’Egitto lo può fare solo grazie al supporto militare promesso da Erdogan ad al-Bashir. Alla base di tutto questo c’è proprio l’ostilità saudita ed egiziana nei confronti della Fratellanza Musulmana della quale Erdogan è uno dei più eminenti esponenti. E a dimostrazione che lo scontro tra le potenze musulmane si sta trasferendo in Africa va ricordato anche che poche settimane fa un contingente militare turco ha aperto una base in Somalia, ufficialmente per favorire gli aiuti umanitari, in realtà un primo passo verso una presenza permanente turca in Somalia.
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