Israele ha reagito nella notte al massiccio attacco iraniano dello scorso fine settimana, una mossa che rischia di spingere i due Paesi in una spirale di escalation che potrebbe portare alla guerra.
L’attacco ha preso di mira l’area intorno a Isfahan, nell’Iran centrale. I media iraniani e i social media hanno riferito di esplosioni nei pressi della città, dove l’Iran possiede impianti nucleari e una fabbrica di droni.
Molto è ancora oscuro sulla portata o sull’impatto dell’azione israeliana, intesa come risposta a un attacco diretto senza precedenti da parte dell’Iran, che sabato ha coinvolto più di 300 droni e missili puntati sul territorio israeliano, la maggior parte dei quali è stata abbattuta. L’attacco stesso è stato una reazione per un attacco attribuito a Israele che ha ucciso alti ufficiali iraniani a Damasco, in Siria.
Israele ha subito pressioni da parte degli Stati Uniti e dell’Europa per moderare la sua risposta e ha dovuto affrontare la sfida di sferrare un colpo che punisse l’Iran per l’attacco senza provocare una reazione.
Negli ultimi giorni l’Iran ha intensificato gli avvertimenti che avrebbe risposto in modo aggressivo a qualsiasi attacco israeliano. Giovedì ha anche segnalato che potrebbe accelerare il lavoro sulle armi nucleari se i suoi impianti nucleari fossero presi di mira.
Lo scambio diretto di colpi tra Israele e Iran porta il conflitto, iniziato con l’attacco del gruppo militante Hamas a Israele il 7 ottobre, a un nuovo pericoloso livello, che minaccia di coinvolgere gli Stati Uniti e gli Stati del Golfo in una conflagrazione regionale che hanno lavorato duramente per evitare.
L’Iran ha a lungo perseguito il suo conflitto con Israele attraverso una rete di proxy mediorientali in Iraq, Siria, Libano e Yemen, cercando di evitare un conflitto convenzionale su larga scala. Con l’attacco diretto contro Israele ha cambiato questa equazione, scommettendo di poter resettare le regole informali che hanno fornito una certa prevedibilità agli attacchi e ai contrattacchi nel corso degli anni.
Quello di questa notte non è il primo attacco israeliano in territorio iraniano
Quello di questa notte non è il primo attacco all’interno del territorio iraniano. Nel gennaio 2023, un attacco di droni israeliani all’interno dell’Iran ha colpito un impianto di produzione di armi avanzate, secondo quanto riferito da fonti di intelligence. L’operazione è stata condotta dal Mossad e ha preso di mira un sito del Ministero della Difesa a Isfahan, colpendo un edificio in quattro aree diverse con attacchi di precisione.
Israele non ha mai ammesso l’operazione. Fonti della intelligence israeliana lo hanno paragonata a un attacco di droni quadcopter israeliani nel 2022 su siti di produzione di droni iraniani nella città occidentale di Kermanshah.
Israele è alle prese con un numero crescente di sfide militari. Sta già combattendo su tre fronti: a Gaza contro Hamas, al confine settentrionale con Hezbollah e nel tentativo di sedare i disordini in Cisgiordania. È sotto pressione per ripristinare la deterrenza nei confronti dell’Iran, ma deve anche tenere insieme la tenue partnership strategica che l’ha aiutata a bloccare l’attacco iraniano.
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