Oggi vogliamo fare un giochino, vogliamo immaginare come sarebbe l’Italia se a governare fosse Grillo e quindi Casaleggio, quali innovazioni democratiche porterebbero al nostro Paese o se, al contrario, trasformerebbero la nostra Repubblica in un regime.
Per fare questo dobbiamo analizzare due fattori, il primo è quello che Grillo dice, il secondo è quello che Grillo fa per vedere se tra il dire e il fare c’è di mezzo il canonico mare oppure se il comico genovese mette veramente in pratica quello che dice.
Partiamo da quello che Grillo dice. Una delle parole più usate dal comico genovese trasformato in politico è “democrazia”. Democrazia dal basso, democrazia della rete, democrazia partecipativa, democrazia digitale, democrazia diretta ecc. ecc. Insomma, il nostro comico mette la parola democrazia davanti a quasi ogni proposta o discorso che fa arrivando a dire persino che l’Italia non è un Paese democratico ma è un regime e che quindi occorre cambiarlo.
Bene, bella cosa. Chi potrebbe rifiutare un uomo così attaccato alla democrazia? Peccato che quando si tratta di mettere in pratica le sue parole il comico genovese si dimostra tutt’altro che democratico. Non ci vuole molto per verificarlo, basta guardare come gestisce il suo partito. Chi dissente con lui è fuori. Chi non fa esattamente quello che lui dice è fuori. Chi si azzarda a mettere in dubbio la sua autorità è fuori. Che dire poi del sistema di voto online? Grillo e Casaleggio lo definiscono un sistema di democrazia diretta, peccato che nessuno sappia chi ha veramente votato e cosa ha votato. Si viene a sapere tutto dopo senza alcun riscontro in tempo reale. Insomma, chi controlla il software potrebbe fare brogli a go go senza che nessuno possa realmente verificare. Hanno inventato i nuovi brogli elettorali dell’era digitale. Vogliamo poi parlare di quello che Grillo dice della stampa, cioè della maggiore rappresentazione della libertà di parola e di espressione e quindi della democrazia? Basta leggere qualche post sul suo blog e senza andare tanto lontano basta leggere l’ultimo post sulla stampa. Oppure basta andare a un comizio (detto anche show) del comico per vedere che allontana i giornalisti che non gli sono graditi, cioè quelli che lo criticano. Insomma la libertà di stampa va bene a condizione che nessuno lo critichi, altrimenti non va più bene.
Allora, alla luce di questa brevissima riflessione vediamo come potrebbe essere l’Italia governata secondo il metro democratico usato da Beppe Grillo. I dissidenti verrebbero incarcerati, logica evoluzione della attuale cacciata dal partito, le votazioni avverrebbero online ma sarebbero controllate da Casaleggio come d’altra parte avviene adesso, i giornalisti critici verrebbero tacitati e messi in condizione di non nuocere.
A cosa o a chi vi fa pensare una simile “democrazia”? A me, per dirne solo alcuni, vengono in mente la Russia di Putin che ammazza i giornalisti critici, la Turchia di Erdogan o l’Iran degli Ayatollah che soffocano nel sangue la dissidenza, la Siria di Assad o l’Iraq del defunto Saddam Hussein per il sistematico controllo delle votazioni. Non c’è che dire, un bel sistema democratico.
Ci sarebbe poi da parlare di tante altre cose, dalle dirette streaming promesse e non fatte, alla incostituzionalità del codice di comportamento degli eletti del M5S, fino all’ultima contraddizione “democratica” vista a Roma dove la rete aveva deciso di partecipare all’amministrazione di Marino ma Grillo lo ha vietato, in barba alla “democrazia digitale”, ma lo spazio è tiranno e allora mi femro qui.
Non so a voi, ma a me un Paese governato da Grillo usando il suo concetto di “democrazia” spaventa parecchio. E se pensiamo che Bersani ci si voleva comunque alleare possiamo capire quale pericolo ha scampato l’Italia, se lo ha scampato.
Carlotta Visentin