Questa notte sui cieli della Siria si è svolta una battaglia vera fatta di attacchi aerei (israeliani) e di missili antiaerei (siriani), di contromisure e di sistemi antimissile di ultima generazione (gli Arrow) usati da Israele per la prima volta.

Questa volta non si è trattato di un singolo attacco ma i caccia israeliani hanno colpito duramente diversi obiettivi che secondo il comando IDF erano convogli e depositi di armi avanzate dirette a Hezbollah. A differenza delle altre volte la Siria ha però reagito con una certa durezza (ma non troppa) attivando la sua contraerea e sparando contro i caccia israeliani diversi missili di tipo (sembra) SA-5 ma non i più precisi e letali S-300. Nelle zone colpite dai radi ci sono anche i più moderni S-400 che però sono sotto controllo russo e non dipendono quindi dal comando militare siriano.

Ci si aspettava una escalation del genere dopo la visita di Netanyahu a Putin nella quale il Premier israeliano ha ribadito al Presidente russo che Israele non avrebbe permesso né la consegna di armi agli Hezbollah né il posizionamento di truppe iraniane a ridosso dei confini con lo Stato Ebraico. Era prevedibile una esclation dopo che diversi gruppi legati all’Iran si sono posizionati sul Golan da dove minacciano Israele. Una situazione che a Gerusalemme non possono accettare aggravata per altro da precise notizie di intelligence secondo le quali la Siria stava per trasferire a Hezbollah consistenti quantitativi di armi avanzate. L’Iran sta cercando di attuare una manovra a tenaglia usando gruppi come Hezbollah e la Brigata Sciita di Liberazione del Golan al fine di creare più fronti contro lo Stato Ebraico, una mossa che non è sfuggita alla intelligence israeliana e ai comandi del IDF che hanno messo giustamente in pratica diverse contromisure tra le quali rientrano anche i raid di questa notte.

E ora cosa succede?

L’attacco israeliano in Siria di questa notte non è stato come gli altri di cui si è avuta notizia fino ad oggi e mai confermati dai comandi militari israeliani. Questa volta gli obiettivi erano multipli e l’aviazione di Gerusalemme non è andata tanto per il sottile. La contraerea siriana è entrata per la prima volta (forse la seconda) in azione tanto che l’esercito israeliano ha dovuto mettere in pratica diverse contromisure tra le quali anche il lancio di un missile Arrow che ha colpito un missile siriano. Insomma, non si è trattato del solito attacco isolato ma di un attacco in grande stile con diversi obiettivi da colpire tanto da spingere la contraerea siriana ad entrare in azione. Questo non può non comportare conseguenze. Il comando IDF ha ammesso per la prima volta l’attacco mentre da Damasco e da Beirut cominciano ad arrivare le prime reazioni e minacce di “gravi conseguenze”. Un fatto sembra essere certo, l’attacco di questa notte imprime una svolta vera nel coinvolgimento di Israele nel conflitto siriano, non certo perché a Gerusalemme siano interessati ad abbattere Assad quanto piuttosto perché non possono permettere né che Hezbollah si rifornisca di armi né, tanto meno, che quelle armi vengano usate contro lo Stato Ebraico dal Golan o dal Sud del Libano. Insomma, ci troviamo di fronte alla classica azione preventiva ma che potrebbe scatenare una serie di reazioni a catena difficilmente inquadrabili al momento.

Elevato il livello di allarme nel nord di Israele

Intanto l’IDF ha innalzato il livello di allarme nel nord di Israele per il timore (concreto) di ritorsioni da parte siriana o di uno dei gruppi terroristici legati all’Iran. Come già in altre occasioni è stata interdetta la circolazione nei pressi dei confini con il Libano e con la Siria mentre testimoni locali riferiscono di “evidenti movimenti di mezzi corazzati” che a onor del vero erano stati segnalati già da ieri anche se nel momento non ne avevamo capito i motivi.

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