Dopo Gaza e Libano, l’Iran trascina in guerra anche l’Iraq

Ancora una volta la vigliaccheria degli Ayatollah manda al sacrificio una intera nazione al loro posto
2 Novembre 2024
Mappa Iraq trascinato in guerra da Iran

La possibilità che l’Iran attacchi Israele dal territorio iracheno non è più solamente una voce. Fonti di intelligence accreditate sostengono che è quasi una certezza.

Non stiamo parlando di un attacco coordinato con l’Iran, ma di un vero e proprio attacco con droni e missili balistici lanciato esclusivamente da territorio iracheno.

Questo per Teheran comporta due vantaggi:

  1. Droni e missili hanno molta meno strada da fare, arrivano molto prima e sono più difficili da intercettare.
  2. Possono sempre dire che le milizie sciite irachene hanno agito per proprio conto cercando così di rendere “fuorilegge” una (certa) risposta israeliana sull’Iran.

Ma un attacco diretto a Israele che parta unicamente dall’Iraq comporta anche un’altra cosa: l’ingresso dell’Iraq in guerra. E così dopo Gaza e il Libano, gli Ayatollah fanno entrare in guerra al posto loro un altro Stato.

A Baghdad ne sono pienamente consapevoli e per questo negli ultimi giorni diversi membri del Governo iracheno sono volati a Teheran per chiedere agli Ayatollah di non trascinare in guerra con Israele anche l’Iraq. Con poco successo, secondo l’intelligence israeliana.

«Noi non controlliamo le milizie sciite irachene, che fanno parte dell’asse della resistenza» ha detto un funzionario dei Guardiani della Rivoluzione ad un inviato del Ministero degli esteri iracheno.

È chiaramente una bugia ma è quello che gli iraniani stanno ripetendo a pappagallo agli inviati di Baghdad, giustamente intimoriti dall’entrare in guerra con Israele per conto terzi.

«Teheran ci ha trattai con freddezza» ha raccontato un funzionario iracheno ad un suo interlocutore in una telefonata intercettata dal Mossad. «Ci hanno detto che dovremmo essere felici di aiutare i nostri fratelli a Gaza e in Libano e che non dovremmo lagnarci come femminucce» continua a raccontare.

Tra i tanti indizi in mano al Mossad che fanno pensare che l’Iran intende usare il territorio iracheno per attaccare Israele, ci sono decine di telefonate di allarmati funzionari iracheni.

Intercettati, questa volta dagli americani, anche alcuni comandanti dei gruppi armati sciiti iracheni i quali hanno confermato che gli attacchi alle forze armate americane in Iraq saranno messi in pausa perché adesso «la priorità è attaccare Israele». Tutti indizi che portano alla stessa conclusione.

Secondo la stampa ebraica, un membro anziano del “Coordination Framework”, il campo politico sul cui sostegno fa affidamento l’attuale governo iracheno, ha affermato che: «Ci sono ragioni per cui Israele ritiene che la risposta verrà dal territorio iracheno, e l’Iraq ha anche una posizione geografica relativamente vicino a Israele Il governo iracheno potrebbe trovarsi di fronte a una sfida difficile se l’Iran rispondesse dal territorio iracheno, perché ciò avrebbe conseguenze importanti in termini di ampliamento della portata della guerra».

La cosa che lascia sinceramente esterrefatti è l’assoluta impossibilità da parte del Governo iracheno di fermare l’Iran e le milizie sciite legate a Teheran. Pur volendolo, pur chiedendo in tutti i modi di non essere trascinati in guerra con Israele, il governo iracheno non riesce a impedire agli Ayatollah di nascondersi dietro al proprio territorio, finendo per sacrificarlo. Come il Libano, come la gente di Gaza.   

Franco Londei

Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter

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