La vicenda del piccolo comma “ad aziendam” inserito nei meandri della finanziaria che permetterebbe alla Fininvest di aggirare (per il momento) il risarcimento milionario alla CIR di De Benedetti per l’affare Mondadori, ci dice due cose: 1 – che se qualcuno pensava che il Cavaliere avesse inteso cosa gli stava dicendo il popolo italiano dopo amministrative e referendum si sbagliava 2– mai come ora è indispensabile una legge sul conflitto di interessi.
Se a questa faccenda uniamo quello che emerge dall’inchiesta sulla cosiddetta P4 il quadro è pressoché totale e ci disegna un’Italia piegata da anni ai voleri e agli interessi personali del Premier, una sorta di dittatura soft mascherata da democrazia.
Attenzione, non sto facendo un discorso politico. Non mi interessa avvantaggiare la destra, la sinistra, il centro o qualsiasi altra forza politica, mi interessa evidenziare come in questo Paese si sia arrivati veramente ad un metro dal baratro della dittatura, magari ben mascherata da un sistema parlamentare ben lungi dall’essere la rappresentanza dei cittadini ma pur sempre (all’apparenza) democratico. E’ l’evoluzione dell’Italia pensata a suo tempo da Licio Gelli con la sua P2, di cui proprio il Premier faceva parte, migliorata e riadattata a uso e consumo personale di Berlusconi.
Non ammettere questo o far finta di non vedere come il Presidente del Consiglio sia aggrappato al potere solo ed esclusivamente perché, per motivi di interesse personale, non può lasciare quella poltrona, significa chiudere gli occhi di fronte alla verità. Poi si può essere di destra o di sinistra, anarchici o radicali, il succo del discorso non cambia. Il problema per l’Italia è Berlusconi e i suoi colossali interessi, non il PDL, la destra, la sinistra e via dicendo.
E come si risolve questo cancro per la democrazia se non con una legge sul conflitto di interessi? E’ chiaro, nessuno spera che si possa fare una operazione del genere con questo Governo. Berlusconi è stato molto abile a garantirsi un appoggio parlamentare di tutto rispetto. Tuttavia occorre iniziare a pensarci. Anzi, paradossalmente dovrebbero essere proprio quelli di destra a pensarci, almeno coloro che hanno intenzione di continuare la carriera politica. Chiaro che non parlo di quelli alla Scilipoti che, politicamente parlando, non hanno futuro e che per questo cercano di garantirsi tutti i benefit possibili. No, parlo di coloro che anche domani vorranno e dovranno presentarsi davanti agli elettori con una faccia quantomeno presentabile. Anche a destra si sono resi conto che l’era Berlusconi è alla fine, almeno quella di Silvio. Se poi domani spunterà una Marina Berlusconi che continuerà la strada intrapresa dal padre questo nessuno lo può sapere, ma è un rischio che non si può correre.
Ed è per questo che urge una legge seria e condivisa sul conflitto di interessi, altrimenti è facile che tra qualche mese o, nella migliore delle ipotesi, tra qualche anno, vedremo Marina Berlusconi “scendere in campo” per garantire gli interessi di famiglia. Non ce lo possiamo permettere se veramente vogliamo un Paese democratico.
Franco Londei