A dispetto degli accordi di cessate il fuoco raggiunti per la regione di Idlib tra Erdogan e Putin, il dittatore turco approfittando della confusione mondiale generata dalla pandemia di COVID-19, sta rafforzando notevolmente in chiave offensiva la sua posizione in Siria.
Secondo osservatori indipendenti la presenza turca si è rafforzata soprattutto nella regione attorno alla città di Sarakib, nella parte orientale delle provincia di Idlib, dove sono stati segnalati lunghi convogli militari turchi che trasportavano truppe e armi offensive quali lanciarazzi multipli, veicoli blindati e altre armi offensive.
Intorno alle città di Sarakib e Ariha le milizie islamiche legate ad Ankara hanno costruito numerosi “punti di controllo” fortemente armati fatti passare per semplici “posti di osservazione”.
Particolarmente attivi i miliziani del Fronte di Liberazione Nazionale e del Partito islamico del Turkestan, tutti ex combattenti di Al Qaeda e ISIS, gruppi che invece Erdogan doveva far evacuare da quell’area secondo l’accordo di cessate il fuoco raggiunto con Putin.
È furbo Erdogan. Per i pattugliamenti congiunti con la Russia stabiliti negli accordi di cessate il fuoco per la provincia di Idlib usa militari turchi, mentre i miliziani islamici stanno costruendo tante piccole fortezze pesantemente armate intorno ai punti nevralgici.
In particolare i miliziani islamici al soldo della Turchia si stanno attestando a sud dell’autostrada M-4 (Aleppo-Latakia) che negli accordi di cessate il fuoco doveva diventare una zona di de-escalation e quindi doveva essere lasciata dagli ex terroristi islamici oggi sotto controllo di Erdogan.
In sostanza, Erdogan sta ingannando Puntin schierando migliaia di miliziani islamici pesantemente armati in quella zona che secondo gli accordi di Sochi doveva essere un’area di de-escalation, il che fa pensare che il dittatore turco punti ad andare ben oltre la provincia di Idlib e che difficilmente la Siria potrà tornare sotto completo controllo di Dmasco come invece vorrebbe la Russia.