Gaza: situazione al collasso. Un sistema mafioso indistruttibile

25 Gennaio 2017

La situazione a Gaza è al collasso. A denunciarlo non sono le cosiddette “organizzazioni umanitarie” co-responsabili di questa situazione ma è Gisha, una ONG israeliana che in un controverso rapporto intitolato “Hand on the Switch: Who’s Responsible for Gaza’s Infrastructure Crisis?” mette in chiaro alcuni punti che troppo spesso non vengono raccontati.

Per essere sinceri la ONG Gisha non manca di criticare anche Israele e invita lo Stato Ebraico a rimuovere alcune limitazioni per i materiali in ingresso a Gaza oltre a rendersi “più responsabile” nel cercare di facilitare lo sviluppo della Striscia di Gaza, ma il quadro che emerge dal rapporto della ONG israeliana pur senza citare espressamente né Hamas né la ANP, è indirettamente una accusa alla gestione degli imponenti aiuti alla ricostruzione, sei miliardi di dollari, che al momento sembrano essere spariti nel nulla tanto che nei giorni scorsi il Qatar ha dovuto sborsare diversi milioni di dollari per pagare il gasolio necessario alla centrale elettrica di Gaza.

Ma la situazione denunciata da Gisha è più complessa perché parla di una drammatica carenza di infrastrutture, a partire dagli acquedotti fino alla telefonia passando, come già anticipato, per l’energia elettrica. L’acqua potabile non è potabile. Quella che viene inviata attraverso le condotte che arrivano da Israele viene mischiata a quella delle falde di Gaza diventando praticamente non bevibile. Pochi giorni fa è stato finalmente inaugurato il primo desalinatore di Gaza (dopo anni di tentativi e anche in questo caso milioni spariti nel nulla) ma mancano le tubature per il trasporto dell’acqua e quelle che ci sono non sono a norma e rendono l’acqua non potabile. Che dire poi dell’energia elettrica? Viene erogata solo per poche ore al giorno e per questo non è possibile far arrivare l’acqua nelle case, mentre a livello commerciale la cronica mancanza di energia elettrica impedisce alle poche aziende di Gaza di lavorare.

Nei giorni scorsi per la prima volta la gente di Gaza è scesa in strada per protestare contro la carenza di energia elettrica, ma la situazione è più complessa e l’elettricità è solo la punta dell’iceberg. I soldi che dovevano servire per le infrastrutture sono stati spesi per le armi e per la ricostruzione dei tunnel. Hamas si è completamente disinteressato dei bisogni della gente mentre la ANP, che detiene una parte degli aiuti per Gaza, non aiuta certamente i rivali di Hamas. Il risultato è che le aziende non possono lavorare mentre la gente comune non ha né la luce né l’acqua da bere. Non può esserci nessun futuro in queste condizioni, una denuncia che noi di Rights Reporter abbiamo già fatto diverso tempo fa riportando il grido di dolore della gente di Gaza.

Cosa si può fare? A differenza di quanto sostenuto dalla ONG Gisha, Israele può fare ben poco per migliorare la situazione della gente di Gaza, ogni giorno da Israele entrano centinaia di camion di aiuti e molte restrizioni sui materiali sono cadute. Il problema è Hamas e la ANP, i primi intenti a sequestrare tutto il possibile per organizzare la prossima guerra con Israele, i secondi specialisti nel far sparire nel nulla miliardi di dollari, spesso con il compiacente aiuto delle cosiddette “organizzazioni umanitarie” che traggono enormi benefici dal lasciare la situazione così com’è. Gli unici che veramente potrebbero fare qualcosa sono le istituzioni internazionali, ONU e Unione Europea in testa, che dovrebbero controllare la destinazione finale degli aiuti invece di continuare a dare finanziamenti a pioggia senza alcuna verifica continuando così ad alimentare terrorismo e corruzione.

La triste verità è che, escludendo Israele, fa comodo a tutti mantenere la gente di Gaza in questa situazione continuando a incolpare Israele invece di guardare veramente al nodo del problema. Hamas continua a dirottare i fondi per gli aiuti nell’acquisto di armi, la ANP si arricchisce fino a quando continuano ad arrivare fondi a pioggia, mentre le ONG vivono solo di questo e fino a quando Gaza sarà in queste condizioni potranno attingere al cospicuo portafoglio degli aiuti internazionali. Gli unici a rimetterci sono gli abitanti di Gaza, presi tra l’incudine e i tanti martelli che affondano nella melma (tanta) che affligge la Striscia.

Gaza è al collasso per tanti motivi nessuno dei quali riconducibili a Israele eppure il luogo comune è che la colpa sia dello Stato Ebraico. Ora anche gli abitanti di Gaza se ne stanno rendendo conto ma difficilmente potranno fare qualcosa contro un simile sistema mafioso.

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Gabor H. Friedman

Consulente per i progetti di sviluppo per diverse organizzazioni internazionali. Vive negli Stati Uniti

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