Guerra Russia-Ucraina: le cifre parlano chiaro e non sono propaganda 

6 novembre 2025: di Tàssilo Del Franco 

lo Stato russo ha incassato nell’ottobre di quest’anno 888,6 miliardi di rubli (9,7 miliardi di dollari) dalle tasse versate dai produttori russi di idrocarburi, con una riduzione, rispetto all’ottobre dello scorso anno, del 27%. 

Gli attacchi ucraini alle petroliere della flotta fantasma russa, spinte ora fino alle coste del Senegal, colpiscono l’economia in un momento particolarmente delicato, mentre il calo delle entrate è in accelerazione, poiché si è passati dai 9,54 miliardi nei primi cinque mesi dello scorso anno ai 5,7 degli stessi mesi di quest’anno. Le ottimistiche previsioni russe si sono intanto aggiornate al calo di ben due miliardi di dollari. 

A tutto ciò si somma, per la Russia, il basso prezzo a cui deve vendere il greggio, ora a circa 57 dollari al barile (rispetto ai 70 programmati) e le sanzioni più pesanti, comprese quelle che gli ucraini chiamano “sanzioni dirette” (i missili e i droni che distruggono le raffinerie, i depositi, i porti di attracco ed anche, ora, le petroliere vuote della flotta fantasma in mare aperto). 

Le entrate complessive da olio e gas erano inizialmente previste dall’erario russo in 10,94 miliardi di dollari nel 2025.  

Il ministero delle finanze russo ha aggiornato recentemente questo dato, riducendo la previsione del 22%, con il deficit più grande registrato nella storia russa! 

In questo quadro ora si inseriranno anche le annunciate sanzioni decise dal Congresso americano contro Lukoil e Rosneft, che potrebbero dare un colpo decisivo, nei prossimi mesi, al modello economico della guerra di Putin, basato quasi esclusivamente sulle entrate dalle materie prime.  

Forse anche a Trump, che favoleggia di  futuri accordi commerciali con Putin, avere un partner indebolito con cui trattare non dispiacerebbe. 

Il 3 dicembre di quest’anno si prevede che le entrate della Russia, dovute al basso prezzo del greggio e a quello mantenuto artificialmente alto del rublo, caleranno di quasi un terzo, vista la pressione esercitata nei confronti dell’India e di altri paesi importatori. Questi sono dati diffusi da Bloomberg, e confermati dalle previsioni del ministero delle finanze russo mercoledì scorso.  

Il 27 novembre la banca di Stato della signora Nebjulina ha comunicato anche che, nell’anno in corso, gli sconti praticati ai paesi acquirenti sono saliti del 23% rispetto al novembre del 2024. 

Ogni attacco alle petroliere della flotta fantasma che trasporta idrocarburi per la Russia comporta un forte aumento dei premi assicurativi, un allungamento della rotta delle navi e una conseguente riduzione dell’incasso. Ciò riguarda in particolare il porto di Novorossìjsk, nel Mar Nero, sotto il tiro di missili e droni ucraini, ma anche il Baltico, dove agli attacchi ibridi dalle navi russe, con taglio di cavi sottomarini e lancio di droni verso paesi NATO, ora rispondono le marine militari di Gran Bretagna, Polonia, Danimarca, Paesi Baltici, Norvegia, Svezia, Finlandia, con la “Joint Expeditionary Force” che controlla da ogni lato il traffico, ed ha sotto stretta sorveglianza le rotte per i porti russi, che sono circondati da paesi dell’Alleanza Atlantica. Alcune navi sono già state fermate.  

Rimane a Putin il porto di Vladivostok, con i numerosi problemi legati alla enorme distanza nei trasporti ed alle complicazioni di difficili rotte marittime. 

Un capitolo a parte merita la strategia messa in atto dall’Ucraina con i droni marittimi. Il colpo inferto ad una petroliera della flotta fantasma russa al largo del Senegal avvisa capitani ed equipaggi che, se trasportano petrolio russo, potrebbero mettersi in pericolo in qualunque luogo. 

Da qualche giorno infatti gli attacchi ucraini si spostano, contro quelle navi, fuori dal Mar Nero. E ciò perchè Erdogan, che è un partner scomodo per gli ucraini, ha dichiarato che non tollererà altri scontri in vicinanza della Turchia.  

Il conflitto potrebbe spingersi al di fuori dei Dardanelli, con droni ucraini che danneggiano petroliere vuote dovunque, anche nel Baltico, dove tanti paesi sarebbero disposti, come ha fatto capire la Danimarca, a chiudere un occhio sulle navi vuote, temendo disastri ambientali con petroliere scassate piene di greggio. 

La strategia ucraina contempla il contenimento, da parte dell’esercito, dell’avanzata russa e, nel contempo, la distruzione economica del grande nemico. I dati forniti dagli stessi russi sono, in questo senso, a netto favore del paese invaso, che ancora non gode di un sufficiente sostegno dell’Occidente. 

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