Quello di Catherine Ashton contro Israele è un lavoro a tempo pieno, una specie di ossessione che ha portato la politica estera europea a interessarsi esclusivamente delle questioni che riguardano la Stato Ebraico, questioni che finiscono per condizionare tutta la politica del bacino del Mediterraneo.
L’ultima trovata di Catherine Ashton è il ricatto. Ieri ha fatto diffondere da una fonte anonima all’interno del suo ufficio, come spesso succede nel caso ci sia bisogno di smentire, la notizia secondo la quale se Israele non arriverà presto a un accordo con i palestinesi molti Paesi europei sarebbero più che disposti a boicottare i prodotti israeliani provenienti dalla Cisgiordania. In sostanza Catherine Ashton non chiede a Israele di raggiungere un accordo con l’Autorità Nazionale Palestinese, ma di cedere a tutte le loro pretese. E come tutti sanno molte delle pretese palestinesi non sono accettabili da Israele specie quelle riguardanti Gerusalemme, alcune colonie nella zona C e il ritorno dei cosiddetti “profughi palestinesi”. Certo, poi ha addolcito la pillola facendo dire che l’Europa taglierebbe anche i consistenti aiuti alla ANP, ma tutti sappiamo che il business degli aiuti umanitari alla Palestina non verrà mai ridimensionato, troppi gli interessi.
La cosa buffa è che a Catherine Ashton non importa un fico secco dei palestinesi tanto che se ne infischia altamente se un simile boicottaggio da parte dell’Europa metterebbe sul lastrico 60.000 famiglie palestinesi che lavorano nelle aziende israeliane in Cisgiordania. A lei interessa solo nuocere a Israele.
Lo ha già fatto altre volte lavorando assiduamente a favore di Hamas, di Hezbollah e ultimamente lo ha fatto con gli accordi sul nucleare iraniano dove il suo ruolo occulto (ma nemmeno poi tanto) è stato decisivo per convincere la scettica Francia. E anche qui ci sarebbe da chiedersi se sia un caso oppure no che importanti aziende iraniane facenti capo al SEDAT abbiano commissionato ricerche di mercato alla potentissima YOUGOV di cui il marito di Catherine Ashton, Peter Kellner, è il direttore (ma di questo ne scriveremo in maniera approfondita e dettagliata i prossimi giorni).
Di certo il forte sentimento anti-israeliano unito agli interessi del marito fanno di Catherine Ashton non solo un elemento poco obbiettivo (per usare un eufemismo) verso Israele e in tutte le faccende che riguardano lo Stato Ebraico, ma ne fanno una persona assolutamente nociva a tutta Europa. Da molti mesi continuiamo a chiedere che l’Unione Europea cacci questa donna nociva e senza alcuna capacità diplomatica se non quella di fare il bene delle proprie finanze. Ma evidentemente Catherine Ashton deve avere molti santi nel Paradiso di Bruxelles.
Miriam Bolaffi