Una rondine non fa primavera ma l’attacco di eri al campus della Ohio State University effettuato da un terrorista di origine somale conferma quello che le agenzie di intelligence di tutto il mondo seguono da tempo, cioè il graduale ritorno della “nazione islamica” verso Al Qaeda,
In un post pubblicato su Facebook poco prima dell’attacco alla Ohio State University (subito rimosso) l’attentatore, Abdul Razak Ali Artan, scriveva:
«non ce la faccio più America. Smettete di interferire con gli altri paesi, in particolare con la Ummah musulmana. Non siamo deboli. Non siamo deboli. Se volete che noi musulmani la smettiamo di portare attacchi dovete fare la pace».
Nel post il terrorista musulmano cita poi Anwar al-Awlaki, un religioso americano di origine yemenita legato ad Al Qaeda e accusato di essere un reclutatore della rete fondata da Bin Laden, considerato un eroe e un martire dai musulmani americani.
Ed è proprio quel riferimento a uno dei maggiori esponenti di Al Qaeda a preoccupare l’intelligence americana. Da diverso tempo sui forum islamici si nota un progressivo riavvicinamento ad Al Qaeda, complice anche le sconfitte subite dallo Stato Islamico. Anche chi all’inizio era entusiasta delle “vittorie” di ISIS e attaccava l’inconsistenza di Al Qaeda oggi parla di tornare alle “vecchie tecniche” adottate dalla rete creata da Osama Bin Laden e loda la “resistenza” degli Al-Shabaab somali che proprio ad Al Qaeda sono legati e hanno sempre rifiutato l’aggregazione a ISIS.
Sui forum islamici ieri sera si esaltava il “martirio” del fratello Abdul Razak Ali Artan, definito un eroe della Ummah e un fedele sostenitore di Al Qaeda. Nessun riferimento allo Stato Islamico che pure di solito non perde tempo ad attribuirsi gli attacchi dei cosiddetti “lupi solitari”. Anzi, proprio su ISIS piovono critiche di ogni tipo a partire da quella di uccidere i musulmani invece di concentrarsi sulla eliminazione degli infedeli. L’effetto mediatico scatenato dalle prime vittorie dello Stato Islamico in Iraq e Siria ma sopratutto dagli attacchi in Europa si è andato via via esaurendo e la campagna portata avanti nelle moschee dalla Fratellanza Musulmana contro ISIS sta facendo il resto. I Fratelli Musulmani non perdonano allo Stato Islamico di aver rovinato i loro piani legati alla “teoria della gradualità” contribuendo con le loro stragi alla creazione di una forte sensazione di pericolo e ostilità verso la nazione islamica, che invece nei piani della Fratellanza Musulmana doveva arrivare alla creazione del grande Califfato globale in maniera graduale, senza cioè destare sospetti o scatenare allarmismi. Da diverso tempo si nota questo cambio di rotta anche in Medio Oriente.
Senza nulla togliere alla pericolosità dello Stato Islamico, specialmente ora che è in rotta, gli analisti della inteligence americana sembrano molto più preoccupati di quello che possa fare Al Qaeda e in particolare del fatto che nel tentativo di riacquistare adepti in un momento in cui su ISIS piovono critiche da diverse parti, cerchi un metodo eclatante per tornare ad essere il punto di riferimento della Ummah musulmana. E il segnale che arriva dalla Ohio State University, visto anche le reazioni sui forum musulmani, non è per niente rassicurante.
Scritto da Adrian Niscemi
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