Il portavoce di Putin non l’ha presa bene la richiesta della Procura di Milano di procedere con il rito immediato e immediatamente scatena una offensiva degna del suo mentore contro i magistrati rei di volerlo processare come se fosse un comune cittadino.

In un documento emesso ieri sera dalla Direzione del Popolo delle Libertà i pasdaran del Premier hanno paragonato i magistrati che fanno il loro lavoro a una “associazione eversiva”, come se fossero dei terroristi invece che dei semplici dipendenti dello Stato che lavorano per garantire che la legge sia uguale per tutti, dall’uomo più potente d’Italia a l’ultimo dei barboni.

Il problema è che da sempre il portavoce di Putin si rifiuta di essere paragonato ai comuni cittadini, anche perché i comuni cittadini non hanno società offshore, non corrompono avvocati stranieri, non hanno stallieri mafiosi e, soprattutto, non hanno per braccio destro personaggi condannati in primo e secondo grado per mafia. Di certo il comune cittadino non può permettersi di pagare migliaia di euro per una notte di sesso, specie in un momento in cui (sempre il comune cittadino n.d.r.) ogni giorno deve fare i conti con una crisi sempre più oppressiva.

Ma ci può anche stare che un vecchio e ricco signore paghi una ragazzina per fare sesso con lui, non voglio fare facili moralismi. D’altra parte se c’è una cosa che va riconosciuta al portavoce di Putin è quella di aver usato soldi suoi per pagare le ragazzine che affollavano le festicciole di Arcore, e ognuno coi suoi soldi ci fa quello che vuole, fino a quando però fa cose legali. Quando però si fanno i giochini con le minorenni il discorso cambia. Quando si usa il proprio potere e la propria posizione politica per intimidire un povero poliziotto affinché quella minorenne venga rilasciata dopo un arresto, la cosa è diversa e va oltre la sfera del personale. I due fatti sono un reato. Proprio per questo i magistrati hanno fatto il loro lavoro chiedendo il rinvio a giudizio del Premier considerandolo quindi come un comune cittadino.

Per il portavoce di Putin questo però è un reato di lesa maestà perché, come dimostra la storia, lui non vuole essere processato. I suoi non sono reati e quando lo sono in maniera evidente o si depenalizzano o si prescrivono in tempi brevi. Dove sta la differenza con il passato? La differenza sta nel fatto che questi due ultimi reati non possono essere depenalizzati o prescritti in tempi brevi e non basterà una legge ad personam per evitare il processo.

Ci stanno provando cercando di portare il processo davanti al Tribunale dei Ministri che, come si affrettano a dire i pasdaran del Premier, è un tribunale composto da magistrati e non da ministri. Quindi il portavoce di Putin sarebbe comunque processato da dei magistrati. Ma cosa è quello che non dicono? Semplice, per andare davanti al Tribunale dei Ministri occorre l’autorizzazione del Parlamento, cosa di cui si dubita molto possa avvenire. Ed ecco che di nuovo il portavoce di Putin sarebbe salvo.

Con questo quadro realista, è più eversiva la magistratura che ha l’obbligo dell’azione penale o chi l’attacca perché si sente al di sopra della legge? E allora il vero golpe non è quello dei magistrati che considerano il portavoce di Putin alla stregua di un semplice cittadino, così come dice la Costituzione, ma è quello di chi attacca un organo dello Stato indipendente e cerca di limitarne il potere di indagine con leggi come il processo breve o come la limitazione delle intercettazione che sono  un vero e proprio regalo alla delinquenza organizzata e ai criminali comuni ai danni dei soliti normali cittadini che magari aspettano da anni un risarcimento o la fine di una causa (cosa che con il processo breve non vedranno mai) oppure che di certo non  hanno il patema d’animo di essere intercettati.

Bianca B.