Il primo ministro ad interim del Libano ha lanciato una accusa poco velata a Hezbollah, a pochi giorni dall’invio di tre droni da parte del proxy iraniano verso un impianto di gas naturale israeliano, secondo quanto riportato dalla Reuters.
“Il Libano ritiene che qualsiasi azione al di fuori della responsabilità dello Stato e del contesto diplomatico in cui si svolgono i negoziati sia inaccettabile ed esponga il Libano a rischi inutili“, ha dichiarato in un comunicato l’ufficio del primo ministro libanese designato Najib Mikati.
Mikati si riferiva ai colloqui indiretti mediati dagli Stati Uniti tra Beirut e Israele, volti a risolvere un’annosa disputa sui confini marittimi.
I suoi commenti sono arrivati dopo che sabato Hezbollah ha lanciato tre veicoli aerei senza equipaggio verso la piattaforma israeliana di gas naturale offshore di Karish. I droni sono stati tutti abbattuti dalle Forze di Difesa israeliane.
Il giacimento di gas di Karish si trova a circa 80 chilometri al largo della costa di Haifa ed è ampiamente considerato come situato all’interno della zona economica esclusiva di Israele, anche se il Libano sostiene che il suo confine marittimo con Israele è contestato.
Il mese scorso Hezbollah ha minacciato di attaccare le attività di trivellazione offshore dello Stato ebraico a causa dell’irrisolta questione dei confini.
In mezzo alle tensioni, il consigliere senior degli Stati Uniti per la sicurezza energetica Amos Hochstein si è recato in visita di due giorni in Libano a giugno, nel tentativo di rilanciare i negoziati sulla questione, che sono stati interrotti l’anno scorso quando i funzionari libanesi avrebbero spinto la loro rivendicazione marittima da un confine noto come “Linea 23” più a sud fino alla “Linea 29”.
Ciò ha aggiunto circa 540 miglia quadrate alle rivendicazioni di Beirut, inclusa parte di Karish.
Nella dichiarazione di lunedì, Mikati ha invitato “tutti, senza eccezioni” a sostenere il processo negoziale, che ha raggiunto “fasi avanzate“, secondo la Reuters.
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