Iran-Russia: il patto Molotov–Ribbentrop del 21esimo secolo

19 Agosto 2016

La decisione da parte dell’Iran di concedere alla Russia l’uso della sua base aerea di Hamadan è sotto certi aspetti storica e allo stesso tempo inquietante. Storica perché è la prima volta che l’Iran concede una base militare a una potenza straniera (cosa per altro vietata dalla Costituzione iraniana), inquietante perché prefigura un accordo tra Iran e Russia di cui non si conosce nulla ma che lascia presagire una sorta di riedizione del patto Molotov–Ribbentrop in chiave mediorientale.

Gli storici ricorderanno che il patto Molotov–Ribbentrop era strutturato in due parti, la prima prevedeva un patto di non aggressione tra la Germania nazista e la Russia, la seconda prevedeva invece un accordo segreto per spartirsi l’Europa orientale. Ora, quello che in tanti temono è che Russia e Iran abbiano stipulato un accordo simile che riguarda il Medio Oriente, a cominciare dalla Siria.

Sono tanti gli indizi che lo lasciano pensare. Il più evidente è senza dubbio la inedita e clamorosa concessione della base aerea di Hamadan, ma oltre all’evidenza c’è l’intenso e sotterraneo scambio diplomatico e di intelligence tra Iran e Russia (con l’aggiunta della Turchia) che ha come fulcro la situazione in Siria dove il vero obiettivo di Putin e degli Ayatollah non è tanto il mantenimento di Assad al potere, certamente funzionale ai loro interessi ma ormai solo un fantoccio, quanto piuttosto il consolidamento della loro presenza in uno scacchiere fondamentale per il Medio Oriente. Alla Russia di Putin interessano le basi sul Mediterraneo mentre all’Iran interessa riuscire a controllare il Golan che confina con Israele oltre alle retrovie strategiche. Tra Mosca e Teheran (con Ankara come terzo elemento ma di cui parleremo in un passaggio successivo) c’è una evidente convergenza di interessi strategici.

ISIS è solo una scusa, il vero obiettivo di Putin e degli Ayatollah è un altro

Russia e Iran, a differenza di quanto si crede in occidente, dedicano pochissime delle loro azioni militari contro lo Stato Islamico. Oltre il 90% dei bombardamenti e delle operazioni terrestri di russi e iraniani in Siria è dedicato infatti a obiettivi diversi dall’ISIS. Si va da Al-Nusra al Free Syrian Army passando per i vari gruppi di opposizione ad Assad che controllano quelle zone che interessano a Mosca e a Teheran. Lo Stato Islamico controlla altro territorio che per il momento non rientra nell’orbita degli interessi russo-iraniani (ma rientra in quelli turchi). Russia e Iran sostengono di combattere ISIS in Siria ma in realtà fanno tutt’altra cosa, cercano cioè di posizionare le loro truppe in quelle aree strategiche che sono funzionali ai loro interessi, che per Mosca sono le basi sul Mediterraneo e le vie di comunicazioni ad esse indispensabili, quindi le aree di Homs, Hama e Latakia che non sono in mano allo Stato Islamico, e Aleppo, mentre per Teheran le aree di interesse sono quelle a ridosso del Golan e le retrovie come le aree di Hader e degli altri villaggi a ridosso del Golan, anche queste tutte aree nelle quali non c’è presenza dello Stato Islamico o è minimale e ininfluente. Quindi quando Iran e Russia dicono di essere in Siria per combattere ISIS mentono spudoratamente, sono in Siria per occupare e spartirsi le zone che per loro sono strategicamente importanti e in quelle zone l’ISIS non c’è.

L’inclusione della Turchia nel patto Putin-Ayatollah

Per rimanere nell’ambito dei paragoni storici, dopo quello con il patto Molotov–Ribbentrop, la posizione della Turchia rievoca un po’ quello che nel 1882 fece nascere la triplice alleanza. Ankara sembra aver rinunciato a voler rimuovere Assad e dopo gli ultimi avvenimenti in Turchia sembra orientarsi in maniera decisa verso una linea simile a quella adottata dai russi e dagli iraniani. Solo che gli interessi turchi in Siria riguardano altre aree rispetto a quelle che interessano Mosca e Teheran. Parliamo chiaramente del Kurdistan e dell’area a nord che confina con Iraq e appunto Turchia. Ad Erdogan va di traverso che i curdi combattano lo Stato Islamico (loro si che lo fanno) e che villaggio dopo villaggio, città dopo città, stiano sottraendo territorio all’ISIS ponendolo sotto il loro controllo. L’aviazione e l’esercito di Erdogan non attaccano l’ISIS ma attaccano i curdi che l’ISIS lo combattono. Questo è un dato di fatto incontestabile. Nei giorni scorsi Erdogan si è incontrato prima con Putin poi con il Ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif. L’intelligence israeliana ritiene che alla base di questi incontri ci sia proprio un accordo sulla Siria che consenta a Erdogan di avere mano libera nel Kurdistan siriano senza entrare in conflitto con gli interessi russo-iraniani. Se la cosa venisse confermata (ma è altamente probabile) ci troveremmo di fronte a una situazione strategica ad altissimo rischio che potrebbe scatenare un conflitto di più ampia portata anche perché a sostenere i curdi sono gli americani che, sulla carta, sarebbero alleati della Turchia. Cosa farà Obama quando Erdogan bombarderà ancora le forze curde che combattono l’ISIS?

Il patto Putin-Ayatollah unica certezza nel caos siriano

La cosa davvero desolante è che il patto Putin-Ayatollah (con la Turchia invitata al banchetto) è l’unica certezza nel caos siriano e non è certo una bella cosa, prima di tutto perché Mosca e Teheran, come detto, non combattono lo Stato Islamico come invece affermano, poi perché l’obiettivo vero degli iraniani non è la Siria ma Israele. Fondamentalmente agli Ayatollah non interessa nulla di Assad, a loro interessa posizionare le loro truppe e i loro missili sul confine con lo Stato Ebraico. Se lo possono fare con Assad al potere tanto meglio, altrimenti lo faranno con chiunque loro e i russi decideranno di mettere al potere a Damasco. E anche questa è una certezza che a Gerusalemme stanno attentamente vagliando e monitorando. Si ha la nettissima impressione che Putin con Israele stia facendo un gioco più sporco del solito e che a beneficiarne sia l’Iran. Ogni opzione viene attentamente valutata a Gerusalemme e sul tavolo ci sono diverse soluzioni. Ma anche in questo caso c’è una certezza: Israele non permetterà all’Iran di posizionare i suoi militari e i suoi missili sul suo confine nord. Ma questo e tutto un altro discorso. Oppure no?

Scritto da Maurizia De Groot Vos

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