Kurdistan iracheno, Erbil: «Se il Governo centrale iracheno non interromperà immediatamente il taglio dei fondi destinato alla regione del Kurdistan, prendere questa decisione come una dichiarazione di guerra». A parlare così è il Presidente curdo, Massoud Barzani, dopo che da Bagdad hanno fatto sapere che intendono “punire il Kurdistan” per aver venduto petrolio direttamente senza passare per il Governo federale.

«Le accuse del Governo federale sono ingiuste e ingiustificate. Le nostre vendite rientrano nelle prerogative attribuiteci dalla Costituzione e non avremmo comunque mai venduto quel greggio se non ci fossero stati tagliati i fondi» insiste Barzani. «Piuttosto dicano loro dove hanno messo i 27 miliardi di dollari destinati al comparto dell’energia elettrica e di cui non si sa più niente».

Le accuse di Barzani sono fendenti per il Governo centrale iracheno dominato dagli sciiti filo-iraniani. Ma il Presidente del Kurdistan iracheno non si ferma qui e ne ha anche per il Presidente americano, Barack Obama, reo di avere intenzione di vendere a Bagdad (qualcuno sostiene che lo abbia già fatto) una ventina di jet da combattimento F16. Secondo Barzani, non a torto, vendere quei jet a Bagdad equivale a venderli all’Iran. E poi dice di non temere le minacce irachene. «Per noi non fa differenza quali jet ci bombardino, F16, MIG 19 oppure MIG 21. Sono decenni che ci bombardano con ogni tipo di aereo e ancora siamo qui. Ci sapremo difendere anche dagli F16 iracheni».

Barzani è una furia contro il Presidente americano accusato di essere “accondiscendente” con gli sciiti filo-iraniani e di dimenticare “il prezzo pagato dal Kurdistan per l’Iraq”.

Da Bagdad intanto continuano a minacciare di intervenire militarmente se il Kurdistan non interromperà le vendite dirette di petrolio. In particolare al Governo iracheno non va giù il contratto concluso tra il Kurdistan e la Exxon Mobil, un contratto che però il Kurdistan poteva concludere proprio in base alla costituzione irachena. «Che vengano pure  – conclude Barzani – noi li aspettiamo».