Un villaggio in Bosnia che espone le bandiere del ISIS, intere città in Libia già nelle mani dei terroristi dello Stato Islamico. E’ questo il quadro che l’Europa si dovrebbe affrettare ad affrontare ma che a quanto sembra non interessa molto ai burocrati di Bruxelles.
Partiamo dalla Bosnia, cioè proprio dal cuore dell’Europa, dove un intero villaggio, Gornja Maoca, è stato adornato con bandiere del ISIS. La Tv locale FTV ha mostrato alcune fotografie dove si vedeva con chiarezza che in ogni casa sventolava il vessillo del ISIS. La polizia ha subito circondato il villaggio, a pochi chilometri dal centro di Brcko, ma quando è arrivata tutte le bandiere erano state rimosse. La zona è considerata un vero e proprio enclave del ramo wahhabita dell’Islam in Europa, sottoposta alla Sharia più rigida, fino ad oggi è stata colpevolmente tollerata dal Governo bosniaco nonostante ci siano le prove che centinaia di giovani bosniaci siano partiti proprio da quella zona per le zone di guerra della Siria, dell’Iraq e della Libia.
Ed è proprio la Libia il punto più dolente che evidenzia la sostanziale incapacità della diplomazia europea nell’affrontare la minaccia islamica rappresentata dal ISIS. Ieri è arrivato l’ennesimo allarme. Aref Ali Nayed, ambasciatore libico negli Emirati Arabi Uniti e attualmente consigliere del Primo Ministro, Abdullah al-Thani, parlando da Washington dove si trovava per una serie di incontri ad alto livello ha chiesto un maggiore coordinamento internazionale per salvare la Libia dallo Stato Islamico. «Lo Stato Islamico sta crescendo in Libia in modo esponenziale» ha detto Nayed ad alcuni giornalisti. «In Libia stanno commettendo atrocità ogni giorno, controllano sette città libiche e si stanno espandendo velocemente. Vorrei ricordare che dalla Libia possono facilmente lanciare attacchi contro l’Europa dato che è sufficiente un’ora di volo per raggiungere le coste europee». Nayed ha sottolineato la sua preoccupazione per il massiccio afflusso di combattenti stranieri in Libia, per la maggior parte provenienti da Yemen, Tunisia, Algeria e dalla Cecenia. «Non è possibile combattere l’ISIS in Iraq senza affrontare il problema della loro componente libica» ha concluso Nayed.
E di ragioni ne ha da vendere Aref Ali Nayed. Che l’ISIS sia ormai stabilmente presente in Libia è un fatto accertato e francamente ci rimane difficile da credere che in Europa non si faccia nulla per fronteggiare seriamente il fenomeno e per aiutare la Libia ad uscire dal pantano dove si è venuta a trovare dopo la caduta di Gheddafi. E non è certo con la diplomazia che si può affrontare lo Stato Islamico. A buon intenditore poche parole.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Carlotta Visentin
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