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Dagli accordi di Oslo, 20 anni fa, Israele ha fatto di tutto per accontentare le sempre maggiori pretese palestinesi e del variegato mondo che appoggia gli arabi. Ha accettato di sottostare ai loro tempi, ha liberato centinaia di terroristi quando loro lo hanno chiesto, ha iniziato colloqui di pace quando sempre loro lo hanno chiesto, gli ha chiusi quando loro hanno deciso di chiuderli. Israele non ha mai imposto o preso una decisione unilaterale riguardante il lungo processo di pace. Ha solo concesso e ceduto ai ricatti palestinesi.

Nel frattempo Israele ha fornito ai palestinesi energia elettrica, linee telefoniche, acqua, infrastrutture, persino il gasolio per la centrale di Gaza governata dai terroristi di Hamas. Ha dato (e sta dando) lavoro a centinaia di migliaia di palestinesi, il tutto senza chiedere nulla in cambio se non la pace. E come è stato contraccambiato il massiccio impegno israeliano? Con insulti (l’ultimo quello di John Kerry), attacchi da ogni dove, boicottaggio dei prodotti israeliani, continui attacchi terroristici, a bassa intensità come il lancio delle pietre che hanno provocato migliaia di incidenti, o veri e propri atti di guerra come il lancio di migliaia di missili contro Israele. Gli israeliani si sono persino spesi per sondare i giacimenti di gas di fronte alla Striscia di Gaza (Gaza Marine), giacimenti che andrebbero ai palestinesi e che garantirebbero loro importanti entrate e una certa autonomia energetica.

E mentre Israele faceva tutto questo nel mondo circostante succedeva di tutto, dalle annessioni di interi Stati, come nel caso della Turchia su metà di Cipro e della Russia sulla Crimea, scoppiavano guerre sanguinosissime come quella in Siria o le mai sopite guerre in Iraq e Afghanistan, oltre a tutto il resto. E con chi se la prende il mondo intero? Naturalmente con Israele e con la sua democrazia che per oltre 20 anni ha sistematicamente accettato le condizioni poste dai palestinesi. E se per una volta gli israeliani provano ad alzare la testa dicendo “basta” e applicano sanzioni ai palestinesi (che poi non sono sanzioni, sono semplicemente servizi non più forniti), tutti si indignano e urlano allo scandalo. Voglio dire, Israele è arrivato a portare aiuti umanitari, gasolio gratis e assistenza a Gaza mentre proprio da Gaza partivano centinaia di missili contro Israele. Cosa deve fare di più?

Beh, cari signori, è arrivato il momento per Israele di aprire gli occhi. Dagli accordi di Oslo i palestinesi hanno avuto migliaia di occasioni per ottenere la pace, un loro Stato e riconoscere Israele. Non lo hanno mai fatto semplicemente perché non gli interessava farlo. Gli sta troppo bene continuare così, cioè ottenere tutto senza dare nulla in cambio. E’ ora di finirla.

Qui non si tratta di essere falchi o colombe, qui si tratta di essere obbiettivi. Si lascino i palestinesi al loro destino, si interrompa qualsiasi forma di supporto, qualsiasi accordo con loro che non preveda una contropartita per Israele. La centrale di Gaza non ha il carburante per funzionare? Chissenefrega. Gli operai palestinesi che lavorano nelle aziende israeliane non possono più andare a lavorare? Affari loro. La telefonia mobile non può funzionare senza le infrastrutture israeliane? Peggio per loro. La corrente elettrica non arriva più nelle case palestinesi in Cisgiordania? Se la prendano con i loro governanti corrotti che invece di costruire infrastrutture con i soldi della comunità internazionale se li sono intascati.

E non solo. Si estenda la legge israeliana ai territori di Giudea e Samaria, giusto per chiarire bene come funziona e per dare copertura legale a quei territori senza dover ricorrere ad accordi di collaborazione con le forze di sicurezza palestinesi.

Insomma, Israele deve aprire gli occhi e riprendere in mano le proprie sorti, non lasciarle a fantocci internazionali del calibro di Obama, Kerry o della Ashton. Che siano i palestinesi a decidere per la Palestina, a decidere se vogliono vivere un vita decente o essere catapultati nel medio evo con questi dirigenti corrotti e terroristi. E vediamo se quando i palestinesi non avranno più nulla riusciranno finalmente a disfarsi di questi delinquenti e tornare a pensare al futuro dei loro figli invece che a insegnare loro come mettersi addosso una cintura esplosiva.

Noemi Cabitza