L’indifferenza con cui la comunità internazionale ha accolto l’accordo firmato lunedì scorso da Iran e Siria lascia francamente sconcertati. Sembra quasi che la diplomazia internazionale non si renda conto che proprio quell’accordo mette Israele nella condizione di essere costretto a intervenire direttamente in Siria per impedire che l’Iran occupi militarmente il territorio siriano.
Non convince infatti il paravento delle “ricostruzione del paese” dietro al quale si sono nascosti gli Ayatollah iraniani per giustificare la loro presenza in Siria, come del resto non convince quanto dichiarato dagli stessi iraniani i quali affermano che «la presenza delle forze iraniane in Siria è frutto di un accordo che nasce da una specifica richiesta siriana e nessuno quindi ha il Diritto di esprimere un’opinione su di esso». Eccome se c’è chi ha il Diritto di esprimere un’opinione e di dissentire. Israele di sicuro ce l’ha.
Perché Israele non può permettere all’Iran di stabilirsi in Siria
La risposta a questa domanda è quanto di più banale ci sia: perché la presenza iraniana in Siria rappresenta per Israele una minaccia esistenziale. Ora, nonostante questo sia evidente a tutti e non perché a Gerusalemme siano paranoici ma piuttosto perché le minacce iraniane a Israele sono palesi e reali e la comunità internazionale ne è perfettamente a conoscenza, il fatto che la stessa comunità internazionale non abbia detto nulla su questo accordo può dipendere da soli due fattori: il primo è che a nessuno interessa se Israele viene minacciato dall’Iran e che la comunità internazionale considera quindi un eventuale conflitto tra le due potenze regionali come inevitabile. Il secondo è più subdolo ma anche il più probabile in quanto già visto in passato e cioè che la comunità internazionale rimane silente fino a quando la minaccia non diventa così seria da costringere Israele a intervenire (lo abbiamo visto tante volte con Hamas). A quel punto scatta la denuncia contro lo Stato Ebraico, le proteste internazionali e tutto il codazzo di attacchi contro Israele. In tutti e due i casi il silenzio della comunità internazionale è a dir poco vergognoso.
La linea rossa superata
Questa mattina la stampa araba e turca (1) da un certo risalto alle dichiarazioni del Ministro israeliano della intelligence, Yisrael Katz, il quale in una intervista rilasciata alla TV di Stato israeliana ha dichiarato che «Israele non permetterà all’Iran di stabilirsi in Siria» aggiungendo poi che «agiremo con tutte le nostre forze contro qualsiasi posizionamento iraniano in Siria che minacci lo Stato di Israele». Nell’intervista il Ministro Katz ha ribadito che l’accordo tra Siria e Iran «supera la linea rossa stabilita da Israele» e che quindi lo Stato Ebraico ha tutto il Diritto di intervenire, specie in mancanza di “interventi tersi”.
Situazione ad imbuto
Quella in cui si è infilato il regime siriano è la tipica situazione ad imbuto dove più si va avanti e più i margini di manovra si riducono. Accettando e favorendo la presenza iraniana in Siria, a Damasco sapevano benissimo che a Gerusalemme sarebbero suonate tutte le sirene di allarme e che gli israeliani non se ne staranno con le mani in mano mentre gli iraniani posizionano le loro truppe e le loro armi a pochi Km dal confine con Israele. E’ una situazione perfettamente a conoscenza anche della comunità internazionale che però, come detto, non fa un fiato. E’ come se Assad si fosse prestato a fungere da detonatore per un conflitto tra iraniani e israeliani che più passa il tempo e più appare inevitabile. Probabilmente è il prezzo che Assad deve pagare agli Ayatollah e ad Hezbollah per il loro intervento a suo sostegno. Ma così rischia seriamente di trascinare la Siria in un conflitto ancora più vasto e sanguinoso della guerra civile che ormai va avanti da più di sette anni.
Non solo, questa situazione rischia di trascinare in un devastante conflitto anche il Libano perché è impensabile che gli Hezbollah non intervengano al fianco degli iraniani dai quali dipendono in tutto e per tutto. E’ una situazione così grave che aggiunge stupore a stupore nel constatare come la comunità internazionale rimanga silente.
Il tempo sta scadendo
Il tempo delle parole e delle minacce verbali sta scadendo. Le parole del Ministro israeliano della intelligence lo dimostrano. Per quello che ne sappiamo noi, diverse delegazioni israeliane sono state inviate nelle capitali che contano (Mosca e Washington in primis) per ribadire ai partner e alle diplomazie occidentali che il tempo per trovare una soluzione diplomatica a questa situazione ad imbuto sta scadendo. Israele non potrà rimanere ancora a lungo inerte mentre gli iraniani si posizionano in Siria. Si chiama autodifesa.
Ora tutto passa per le diplomazie occidentali, anche se dubito fortemente che le stesse possano realmente incidere su questa pericolosissima situazione che va sempre più dritta verso il baratro. Rimane l’incognita russa. Come si comporterà Mosca quando immancabilmente i caccia israeliani colpiranno obiettivi iraniani in Siria?